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09/07/16

Phobos, uno dei due satelliti di Marte

Il 28 marzo 1988 la sonda sovietica Phobos 2, in missione in orbita intorno a Marte, scomparve misteriosamente senza lasciare traccia. Ufficialmente la vicenda fu archiviata come incidente, tuttavia sin dal primo momento cominciarono a circolare strane voci sulle foto che la sonda aveva inviato sulla Terra prima che si perdessero i contatti. Queste immagini, definite dai tecnici russi "molto notevoli", avrebbero mostrato sulla superficie marziana l'ombra di "qualcosa che non dovrebbe esistere", inoltre l'ultima foto scattata dalla sonda non sarebbe stata resa pubblica perché definita "troppo sconvolgente". Facendo riferimento a questa foto in una conferenza stampa nel 1991 il colonnello dell'aeronautica russa Marina Popovich parlò del "primo indizio certo della presenza di un'astronave-madre aliena nel sistema solare".
La sonda Phobos 2 fu lanciata dall’Unione Sovietica il 12 luglio 1988, faceva parte del Programma Phobos che comprendeva anche la sonda gemella Phobos 1 lanciata cinque giorni prima, il 7 luglio.Benché si trattasse di un progetto sovietico, alla missione parteciparono altre 14 nazioni, tra cui Svezia, Svizzera, Austria, Francia, Germania Ovest e Stati Uniti d'America.

L’obiettivo principale del programma Phobos era ovviamente la prima esplorazione dell’omonimo satellite di Marte, inoltre erano previste l’analisi della corona e della cromosfera solare tramite la misurazione dell’intensità e della temperatura del plasma durante il viaggio di 120 milioni di km verso il pianeta rosso e lo studio dell’atmosfera, in particolare della ionosfera, e della superficie di Marte.
La sonda, lanciata con razzo vettore Proton, era di tipologia orbiter, cioè un veicolo spaziale progettato esclusivamente per studiare un corpo celeste orbitandovi attorno, senza atterrare sulla superficie dello stesso. Pesava 6200 kg ed era costituita principalmente da un modulo cilindrico pressurizzato per gli strumenti scientifici e da una struttura di base per i motori di navigazione ed il propellente.
La sonda Phobos2 era dotata, tra gli altri strumenti, di un Termoscan che avrebbe dovuto effettuare la mappatura termica della superficie di Marte e di due lander, veicoli che, a differenza degli orbiter, sono progettati per atterrare e sostare sulla superficie di un corpo celeste, che dovevano essere sganciati in prossimità del satellite di Marte per atterrare su due punti diversi della sua superficie. Il primo lander, denominato Hopper, avrebbe dovuto muoversi sulla superficie tramite un sistema a molla che praticamente gli consentiva di muoversi a balzi, il secondo chiamato "Penetrator" era invece fisso e avrebbe dovuto analizzare la composizione della superficie.
Infine, la sonda disponeva di un particolare sistema laser, detto Laser-D, che, nel momento di massimo avvicinamento al satellite ne avrebbe dovuto colpire la superficie per vaporizzare le rocce e permetterne così un’analisi spettroscopica.
Il 29 gennaio 1989 la sonda raggiunse Marte e si immise in orbita ellittica. A questo punto, guidata dalla Terra, si pose in orbita circolare ed iniziò le prime riprese.
Il programma prevedeva che la sonda si sarebbe avvicinata gradualmente sino ad arrivare a circa 35 km dalla superficie di Phobos in modo da dare inizio a tutti i complessi esperimenti di misurazione ed allo sgancio dei due lander.
Il 28 marzo, ormai alla vigilia della fase finale della missione, lo sgancio dei lander era stato pianificato per il 9 aprile, vennero persi i contatti a causa di un’avaria del sistema di assetto della sonda, forse causato da dati errati del radio altimetro.
L'agenzia di stampa ufficiale sovietica, la TASS, riportò in un comunicato che la sonda "aveva perso il contatto con la Terra dopo aver completato una serie di manovre attorno alla luna di Marte, Phobos. Gli scienziati non sono stati in grado di ripristinare il collegamento radio".
Tre mesi dopo, pressate dalle richieste di chiarimenti avanzate da tutte le agenzie spaziali straniere che avevano partecipato all'organizzazione della missione, le autorità sovietiche diffusero una specie di breve documentario realizzato montando una selezione delle immagini trasmesse dalla sonda negli ultimi momenti di contatto, prima della perdita improvvisa di ogni collegamento.
Da questo documentario sono estrapolate le foto seguenti. 

Linee misteriose sulla superficie di Marte visibili all'infrarosso


Questa prima immagine evidenzia una serie di linee diritte, alcune corte, altre lunghe alcune sottili, altre abbastanza larghe da assumere l’apparenza di rettangoli.
La particolarità di questa foto è che scattata da una camera ad infrarossi, pertanto le linee ed i rettangoli dovrebbero essere la rappresentazione di emissione di calore.
A tale proposito, il dottor John Becklake del London Science Museum definì la struttura come "assai enigmatica", definendo questa formazione di linee parallele e rettangoli una specie di ciclopico termosifone dato che coprono un’area di quasi quasi seicento chilometri quadrati di superficie marziana.
Secondo Boris Bolitsky, corrispondente scientifico di Radio Mosca, prima che si perdesse il contatto radio con "Phobos 2", la sonda trasmise verso la Terra alcune immagini di strutture descritte dai tecnici russi come "molto notevoli". Un articolo riportato dalla rivista inglese "New Scientist" l'8 aprile 1989 ne parla così: "Queste singolari strutture possono trovarsi o sulla superficie di Marte o negli strati inferiori dell'atmosfera marziana. Sono ampie 20/25 chilometri e non somigliano ad alcuna formazione geologica nota. Sono lunghe e sottili, e determinano interesse e sconcerto".

Ombra ellittica sulla superficie marziana


La seconda foto inquadra un’ombra ellittica sulla superficie di Marte che sembrerebbe proiettata da un oggetto di grandi dimensioni posto nell’atmosfera marziana.
Sempre secondo il dottor Becklake, l'ombra doveva appartenere ad un oggetto che si trovava "tra la sonda sovietica in orbita e Marte, perché è possibile vedere la superficie marziana sotto di essa"; e aggiunse che l'oggetto era stato ripreso sia dalla macchina fotografica ottica che da quella a raggi infrarossi, sensibile al calore.
Infine, all’epoca si parlava dell’esistenza di un'immagine trasmessa dalla telecamera di bordo, l'ultima prima dell'interruzione dei collegamenti, che era stata coperta dal segreto più assoluto perché "troppo sconvolgente".
Non si riesce a capire se quest’ultima fantomatica “immagine sconvolgente” sia la stessa che in seguito venne fornita ai giornali occidentali dal colonnello Marina Popovich, pilota e astronauta russa da sempre interessata ai fenomeni UFO. In una conferenza sugli UFO tenutasi nel 1991, la Popovich diede ai ricercatori presenti varie informazioni da lei fatte uscire "di contrabbando" dalla ormai ex Unione Sovietica. In particolare, parlò del "primo indizio certo" della presenza di un'astronave-madre aliena nel sistema solare".In base alle sue affermazioni, l'ultima immagine nota trasmessa da Phobos 2 sarebbe la foto di un'astronave gigantesca di forma cilindrica: una struttura enorme, lunga approssimativamente 20 chilometri e con un diametro di un chilometro e mezzo. Questa astronave-madre, dalla "tradizionale" forma a sigaro, sarebbe stata fotografata il 25 marzo 1989, mentre era collegata o "parcheggiata" vicino a Phobos, la luna marziana. Proprio dopo aver radiotrasmesso il "fotogramma" verso Terra, la sonda automatica sarebbe sparita misteriosamente, come se fosse stata distrutta o disattivata da un non meglio precisato impulso d'energia.

Un UFO vicino al satellite Phobos?

In questa foto si vede effettivamente il satellite Phobos con vicino un oggetto di forma allungata, che sembrerebbe cilindrica o sigariforme che dir si voglia.
Vediamo ora di capire quanto siano attendibili le notizie riportate.
Dovremo esaminare i seguenti punti:

1. Verificare anzitutto se le foto sono reali e, in caso affermativo, analizzare cosa si vede effettivamente nelle stesse, se possono essere formazioni naturali oppure effetti ottici

2. Capire se è mai andato in onda il documentario dal quale sono estrapolate le foto

3. Se Boris Bolitsky, corrispondente scientifico di Radio Mosca esiste veramente ed ha fatto quelle affermazioni

4. Se il dottor John Becklake esiste veramente, lavora (o ha lavorato) al London Science Museum e se gli si possono attribuire le affermazioni di cui sopra sulle foto

5. Se il colonnello Marina Popovich, pilota e astronauta russa esiste veramente ed è effettivamente un colonnello (od ex-colonnello) pilota e astronauta e se effettivamente ha rilasciato quelle dichiarazioni

Cominciamo con prima la foto con relativo ingrandimento.

Hydraote Chaos



Questa foto può benissimo rientrare nella categoria di tante anomalie, come la famosissima faccia di Cydonia o altre presunte strutture artificiali che poi, ad un’analisi approfondita, si sono rivelate semplici formazioni naturali. Ricordo che le immagini con una risoluzione inferiore oltre a mostrare meno dettagli tendono a creare anche regolarità là dove non ci sono a causa degli algoritmi stessi che sono alla base delle trasmissioni e della codifica dei dati. In altre parole, si tratta di foto di qualità non eccelsa come si può chiaramente evincere dalla presenza di pixel grossolani.
Esaminandole più attentamente si vede che le linee non sono poi così regolari, effettivamente con un poco di fantasia, potrebbero ricordare la pianta di una città, tuttavia ripeto che la foto è troppo a bassa risoluzione per essere presa in considerazione.
Da altre fonti ho scoperto che il frame inquadra una porzione di una regione denominata Vallis Marineris Canyon System e che lo stesso frame è stato utilizzato per un’altra bufala: la città di Hydraote Chaos, per maggiori informazioni visitare questo indirizzo.
Ombra di Phobos sulla superficie marziana

Questa immagine invece altro non è che l’ombra del satellite Phobos proiettata sulla superficie marziana, la stessa immagine si vede in quest'altra foto molto più recente scattata nel 2005 dal Mars Express.

Ombra di Phobos sulla superficie marziana, foto del 2005

Il link originale è questo, e direi che su questa immagine non c’è molto altro da dire se non che il vero mistero è che sia stata spacciata per un mistero e scusatemi il gioco di parole.

Passiamo ora alla foto più famosa, l'ultima che dovrebbe rappresentare una gigantesca astronave aliena lunga 20 chilometri.
L'ultima foto della sonda Phobos 2

Già questa affermazione di per sé è molto azzardata, poiché non c’è modo di stabilire con precisione le dimensioni di un oggetto catturato dalla macchina fotografica se non ricorrendo a calcoli di triangolazione con altri oggetti di dimensioni e distanza noti, tutte le altre considerazioni che si possono fare sono solo supposizioni arbitrarie prive di qualsiasi fondamento.
Tuttavia il punto è un altro: non si tratta di un oggetto reale, bensì di un artefatto digitale dovuto probabilmente ad un difetto di trasmissione o ad un difetto dei sensori.
Infatti ho trovato questo articolo che mi è sembrato molto serio, dove l’autore spiega di aver visto una lunga sequenza di foto scattate dalla sonda al satellite Phobos su diverse frequenze dello spettro ottico.
L’autore indica questo link che però non è più valido, per cui personalmente non sono riuscito a trovare le immagini originali, tuttavia la fonte mi sembra veramente attendibile perché stiamo parlando del sito ufficiale dell’organizzazione The Planetary Society fondata nientemeno che dal grande scienziato e divulgatore Carl Sagan.
Nel frame seguente è rappresentata tutta la sequenza delle foto, scattate all’infrarosso, dove compare un artefatto digitale, la nostra astronave, che compare in tutte le foto con dimensioni diverse; dalla sequenza emerge chiaramente che si tratta di un difetto ottico, magari un problema di trasmissione dei dati. L’artefatto inoltre compare anche in immagini scattate a febbraio, quindi un mese prima della scomparsa della sonda.
Sequenza di foto all'infrarosso scattate dalla sonda Phobos 2

La foto seguente è una particolare immagine di questa sequenza, secondo l’autore si tratta dell’immagine 2550033 che è stata scelta non a caso per diffondere la bufala, dico “secondo l’autore” perché non sono riuscito a trovare la sequenza originale, se qualcuno riesce a trovare queste foto non esiti a contattarmi.
Infine se qualcuno nutre ancora qualche dubbio sulla veridicità di tutta la storia, basta che guardi la data riportata sulla famigerata “ultima foto”: indica chiaramente il 25 marzo 1988, cioè tre giorni prima che si perdesse il contatto !

Immagine 2550033: artefatto digitale

Vediamo che già con la sola analisi delle immagini siamo rapidamente giunti alla conclusione che si tratta di una bufala montata ad arte tramite alcune foto ed alcune dichiarazioni, o presunte tali, di personaggi più o meno autorevoli; andiamo però avanti esaminando anche i nomi coinvolti in questa storia.

Cominciamo con il corrispondente di radio Mosca Boris Bolitsky: in rete non sono riuscito a trovare nient’altro su questo nome che non sia collegato alle sue affermazioni su Phobos 2, come detto sopra se qualcuno riesce a trovare informazioni a riguardo può scrivere tranquillamente, anzi ogni informazione è sempre ben accetta.

Su John Becklake ho trovato informazioni a questo indirizzo.
Non sono sicuro di aver tradotto alla perfezione, ma grosso modo le informazioni sono le seguenti: ha studiato alla Exeter University conseguendo una laurea in fisica ed un dottorato in Fisica dell’Atmosfera; dopo aver terminato gli studi nel 1967 ha lavorato nell'industria per diversi anni prima alla EMI e poi alla Marconi Space e Sistemi di Difesa. E’ entrato nello Science Museum di Londra nel 1972 come "curator of Space and Modern Technologies" che potremmo tradurre come addetto delle tecnologie spaziali e moderne. Ha occupato questo posto per oltre venti anni fino a quando è andato in pensionamento anticipato come “Head of Engineering” nel 1994.
Dopo questa data ha lavorato come freelance nel settore della pubblicazione collaborando inoltre con la British Interplanetary Society e con il Observatory Science Centre di Herstmonceux.
Siamo quindi di fronte ad uno studioso di una certa rilevanza e competenza.

A questo punto sembra che effettivamente nel settembre 1989 sia andato in onda sull’emittente TV inglese Channel 4 un documentario sulla vicenda del Phobos 2 dove sono andate in onda le foto 1 e 3 e dove il dottor Becklake faceva le sue affermazioni.
In rete ho trovato il video seguente dove il dottor Becklake compare intorno al minuto 3:35, sarebbe interessante che qualcuno lo traducesse per confermare o smentire quanto riportato. Mi sembra strano però che uno studioso di questo calibro si sbilanci su una foto a così bassa risoluzione e su un’altra che riporta l’ombra di Phobos.


Questo ci porta al punto 2: capire se è mai andato in onda il documentario dal quale sono estrapolate le foto. Secondo le informazioni trovate è andato in onda nel mese di settembre del 1989 e dovrebbe essere effettivamente il video di cui sopra, tuttavia questa informazione non è certa.
Vediamo infine chi è Marina Popovich, traducendo in italiano quanto riportato sull’edizione inglese di wikipedia: “Marina Popovich (Mari'na Lavre'ntievna Popo'vich, nata Vasi'liyeva) è nata il 20 luglio 1931 a Leonenki, Smolensk Oblast ed è un ex colonnello dell'aeronautica Sovietica, ingegnere e leggendario pilota collaudatore sovietico che detiene 107 record mondiali aerei ottenuti con oltre 40 tipi di velivoli. E’ uno dei piloti più famosi della storia russa, e uno dei piloti più importanti di tutti i tempi. Marina Vasilieva è stata un pilota dell'Air Force sovietica e dal 1964 anche un pilota collaudatore militare. Ha scritto nove libri e due sceneggiature. Tra le tante onoreficenze, è stata premiata come Eroe del Lavoro Socialista, e le è stato conferito l'Ordine del Coraggio da Vladimir Putin in persona nel giugno 2007.”

Il Colonnello Marina Popovich

Sembra quindi che abbiamo di fronte una specie di eroe nazionale, quindi una persona di tutto rispetto che però a quanto si legge nei vari siti ufologici, una volta andata in pensione ha sposato la causa dell’ufologia.
Magari presa da questo entusiasmo nel 1991 in una conferenza stampa ha presentato la foto 5 senza rendersi prima conto che si trattava di un artefatto digitale, un difetto di trasmissione come visto sopra.
In conclusione:

1. Le foto sono reali, ma la prima è a una risoluzione così bassa da non essere significativa, la seconda non è altro che l’ombra di Phobos sulla superficie marziana e la terza è un difetto di trasmissione.

2. Il documentario originale, o comunque un suo spezzone, dovrebbe essere andato in onda nel settembre del 1989 sul canale inglese Channel 4.

3. Su Boris Bolitsky non sono riuscito a trovare nulla

4. Il dottor John Becklake esiste veramente ed ha lavorato al London Science Museum, devo però capire cosa ha effettivamente affermato in merito alle foto dell'ellisse e delle linee squadrate, sarebbe gradito un aiuto in merito

5. Il colonnello Marina Popovich è un personaggio reale, anzi un eroe nazionale russo, tuttavia il fatto che sia un’ufologa convinta non garantisce la sua imparzialità e rimane sempre il problema che non si è resa conto che la famosa "ultima foto" riportava semplicemente un artefatto digitale.

In definitiva credo che possiamo affermare che il mistero del Phobos 2 in realtà è una delle tante “balle spaziali” che circolano in rete.

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