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01/04/15

Il particolare del dipinto "La Tebaide" che raffigurerebbe un UFO

Con il termine clipeologia si definisce una branca dell'ufologia, che si occupa di presunti contatti con oggetti volanti non identificati che si sarebbero verificati nel passato, sia storico che preistorico.
In questo contesto si colloca lo studio di un'opera pittorica rinascimentale dell'artista fiorentino Paolo Di Dono, meglio noto come Paolo Uccello (Firenze 1397-1475), nella quale sarebbe raffigurato un oggetto discoidale sospeso nell'aria sormontato da una cupola centrale, in altre parole: un UFO.
Il dipinto, intitolato "Scene di vita eremitica" e conosciuto anche come "La Tebaide", rappresenta diverse scene di vita monastica: in basso a sinistra la Vergine appare a San Bernardo; sopra un gruppo di monaci si flagellano davanti al crocifisso; al centro, in una grande grotta, è raffigurato San Gerolamo in preghiera davanti a un altro crocifisso, mentre in alto san Francesco inginocchiato riceve le stimmate. Nella zona in basso a destra dovrebbe essere raffigurata la predicazione di San Romualdo.

Il dipinto "Scene di vita eremitica", conosciuto anche come "La Tebaide"

Come anticipato, secondo certe ipotesi ufologiche l'oggetto rosso nella grotta al centro, a destra della croce, sarebbe un disco volante. Si tratterebbe di un oggetto di forma discoidale, con tanto di cupola, di color rosso dipinto su un fondo scuro. Inoltre, sempre secondo queste ipotesi,  sarebbe chiaramente visibile l’effetto del movimento dato dall’artista con piccole pennellate di colore che fornirebbe proprio l’impressione che esso compia una repentina virata caratteristica dei dischi volanti o UFO. L'artista quattrocentesco avrebbe dunque dipinto scie semicircolari per indicare una virata, nello stesso modo in cui il movimento viene rappresentato oggi nei fumetti. Inoltre Paolo Uccello avrebbe usato il colore rosso per descrivere l'incandescenza dell'oggetto volante.
Altri ufologi, pur ammettendo che quell'oggetto possa essere quello che sembra, ovvero un copricapo da cardinale, si chiedono perché mai l'artista avrebbe dovuto collocare sul Golgota un cappello con una "strana scia".
A questo punto non resta che osservare meglio il "particolare anomalo ". L'ingrandimento pubblicato in tanti siti web mostra un fondo scuro e quasi uniforme, invece se si osserva una riproduzione migliore si vede che il personaggio inginocchiato si trova dentro a una grotta e che lo "strano oggetto" è appoggiato in terra sotto il crocifisso, ed è molto più piccolo dell'animale che appare nella scena.

Il particolare della Tebaide riguardante San Gerolamo

Con un minimo di conoscenza di storia dell'arte si potrà riconoscere in quell'oggetto un cappello da cardinale (si vedono benissimo i cordoni con i fiocchi), infatti il personaggio inginocchiato è San Gerolamo (o Girolamo) che, si racconta, divenne eremita dopo aver rinunciato alla carica ecclesiastica.


Nel capitolo su San Gerolamo del "Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte" di James Hall si legge: “La sua iconografia diventa molto comune soprattutto tra il XV e il XVII secolo. Egli è raffigurato anziano, con la barba e i capelli bianchi, con accanto il cappello cardinalizio; è accompagnato dal leone al quale secondo il racconto popolare il santo ha estratto una spina dalla zampa. Oltre a specifici momenti della sua vita,  la sua figura è riconducibile soprattutto a tre tipologie. Come penitente vestito di pelli o cenci, è inginocchiato davanti a un crocifisso e si batte il petto con un sasso; accanto a lui possono esserci la clessidra e il teschio, simboli del tempo che fugge e conduce alla morte. Come erudito siede nel suo studio, intento a scrivere o leggere, circondato dagli strumenti del sapere. Come dottore della Chiesa è invece raffigurato in piedi, con il vestito rosso da cardinale, titolo che all’epoca in realtà non esisteva ma che gli è attribuito in ricordo del suo lavoro presso il papa”.
Ecco la stessa scena nella versione di Pietro Vannucci, detto il Perugino.

San Gerolamo nel dipinto del Perugino
 
Questa invece è la versione di Albrecht Bouts:

San Gerolamo nella versione di Albrecht Bouts

La scena rappresentata, con il santo che si percuote il petto con una pietra, non si svolge sul Golgota (la collina dove secondo i vangeli avvenne la crocifissione), ma più semplicemente davanti ad un crocifisso di legno. Il leone vicino al santo ricorda la leggenda secondo la quale Gerolamo avrebbe salvato e addomesticato la belva togliendole una spina da una zampa. Ma il leone è anche il simbolo dell'evangelista San Marco e della Repubblica di Venezia, infatti si raccontava che San Gerolamo fosse nato in Dalmazia.
Infine, secondo quanto pubblicato nel numero 94 del settembre 1992 della rivista d’arte FMR, il primo a diffondere una vita di San Gerolamo fu Giovanni di Andrea di Bologna (1348 circa). In questa biografia la verità storica fu arricchita da notazioni leggendarie. Lo stesso autore darà pure istruzioni agli artisti per l'iconografia del santo, che diverranno canoniche: "Cum capello, quo nun cardinales utuntur, deposito, et leone mansueto" (tradotto dal latino: Col cappello, del tipo che tuttora portano i cardinali, deposto a terra, e col leone mansueto). Il cappello in questione è presente in moltissime rappresentazioni del santo ma in realtà non gli appartiene dato che Gerolamo non fu mai cardinale, proprio come non incontrò mai il leone ferito. Tuttavia queste storie sono rimaste impresse nella tradizione e nell’immaginario collettivo, pertanto esistono moltissime illustrazioni che raffigurano il santo con il tipico cappello rosso.
In conclusione: nel dipinto di Paolo Uccello chiamato "La Tebaide" non ci sono UFO. Quell'oggetto rosso vicino all'uomo in preghiera è il cappello da cardinale di San Gerolamo.

Fonte: Diego Cuoghi su Ceifan
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