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17/11/14

Una squadriglia di F-51D Mustang

Il tragico schianto del Capitano Thomas F. Mantell, esperto pilota della Air Force con alle spalle 2.867 ore di volo e veterano della seconda guerra mondiale decorato con la Flyng Cross, è il primo caso accertato di incidente aereo causato, seppur indirettamente, da un oggetto volante non identificato, un UFO.
La storia inizia alle 13:45 del 7 gennaio 1948. Dalla vicina Fort Knox, alla base Godman Field della Air Force stavano arrivando numerose segnalazioni sulla presenza di un UFO. Anche il sergente Quinton Blackwell, capo operatore presso la torre di controllo Godman, aveva appena avvistato lo stesso oggetto. Più tardi avrebbe dichiarato che “somigliava ad un cono gelato guarnito di rosso”. Il personale della torre aveva chiamato l’ ufficiale operativo, il capitano Gary Carter, indicandogli l’oggetto. Carter a sua volta aveva chiamato il colonnello Guy Hix, comandante della base.
Alle 14:20 una squadriglia di quattro aerei F-51D Mustang si avvicinava a Godman seguendo la rotta tra gli aeroporti di Marietta e Standiford. La torre di controllo chiese allora al capo-squadriglia, il capitano Thomas Mantell, di indagare sulla natura dell’oggetto. Mantell accettò e prese a salire di quota, il secondo ed il terzo Mustang andarono con lui, il quarto invece, a corto di carburante, continuò in direzione di Standiford.



Una volta giunto a 4.000 metri di quota, Mantell riferì: "L'oggetto ora è direttamente davanti e sopra di me, si muove a circa metà della mia velocità."
Gli arei continuarono a salire di quota sino a raggiungere i 7.000 metri. Poiché ad alta quota l’aria è molto rarefatta, i piloti di aerei con cabine non pressurizzate sono obbligati ad usare le maschere di ossigeno una volta superati i 4.000 metri. Senza un apporto supplementare di ossigeno un pilota può essere soggetto a delirio e svenimento. Due Mustang interruppero l’inseguimento perché le loro bombole di ossigeno erano quasi vuote, Mantell invece, ritenendo di avere una scorta sufficiente, proseguì l’inseguimento.
Intorno alle 15:15 ad alcuni membri del personale della torre di controllo sembrò che Mantell dicesse: "Si tratta di un oggetto metallico oppure dei riflessi del sole su un oggetto metallico ed è davvero molto grande. Sto ancora salendo, l'oggetto è sopra e davanti a me e si muove alla mia velocità o anche più veloce. Sto cercando di avvicinarmi per vederlo meglio".
I successivi messaggi del pilota risultarono incomprensibili a causa delle interferenze e poco dopo si perse il contatto radio. Alle 15:50 la torre di controllo perse anche il contatto visivo con l'UFO.
Verso le 17:00 i resti dell’aereo di Mantell furono trovati sparsi vicino ad una fattoria a  Franklin, in Kentucky. L’indagine della Air Force stabilì che il pilota aveva probabilmente perso conoscenza, a causa della mancanza di ossigeno, quando il suo aereo aveva raggiunto i 7.600 metri di altitudine. Il velivolo avrebbe continuato a salire di quota sino a raggiungere i 9.000 metri, il suo limite, per poi scendere in picchiata. Mentre l’aereo precipitava Mantell avrebbe ripreso i sensi ed avrebbe cercato di risollevare il velivolo quando però era ormai troppo tardi.

I resti dell'aereo del Capitano Mantell

Subito dopo l’incidente girarono voci che l’aereo era stato abbattuto da un UFO, o che i russi avevano causato l'incidente, o che il corpo era scomparso dalla cabina di guida, o che relitto era altamente radioattivo. Nessuna di queste notizie corrispondeva a verità.
Rimaneva però un mistero: se era vero che Mantell aveva perso i sensi e si era schiantato inseguendo un oggetto volante non identificato, cosa aveva inseguito ?
L’Air Force suggerì diverse spiegazioni.
La prima era che l’oggetto era il pianeta Venere, tuttavia, anche se Venere viene spesso scambiato per un UFO, è una spiegazione poco verosimile data l’esperienza del pilota.
La seconda ipotesi era che si trattava di un pallone meteorologico, ma si tratta di un oggetto troppo piccolo rispetto a quanto descritto da Mantell.
Un’altra spiegazione, proposta dal Professor Donald Menzel, affermava che l’oggetto era un’illusione ottica nota come "sundog" o “parhelion”. I sundogs sono generati dalla luce solare riflessa da cristalli di ghiaccio presenti ad altissime quote nell’atmosfera e possono apparire come un grande oggetto luminoso. Questa teoria però non spiega come mai l’oggetto è stato avvistato da diversi luoghi ed in direzioni diverse, mentre il sundog dipende esclusivamente dalla posizione dell’osservatore rispetto al ghiaccio ed al sole e quindi può essere osservato da un’unica direzione.
Alcuni anni dopo arrivò quella che sembra la spiegazione più probabile: durante quel periodo la Marina aveva varato un programma top secret chiamato “Skyhook” che prevedeva l’utilizzo di grandi palloni sonda a quote molto elevate per misurare i raggi cosmici. Si è ipotizzato che Mantell avesse inseguito proprio uno di questi palloni sonda che non sarebbe mai riuscito a raggiungere perché erano progettati per arrivare ad a quote molto più elevate, si parla di 18.000 metri,  di quelle che un Mustang poteva raggiungere. Inoltre questa ipotesi è avvalorata dalla testimonianza del sergente Blackwell che descriveva l’oggetto come un “cono gelato“.

Skyhook

Rimane solo un dubbio su questa teoria: nello stesso giorno, qualche ora dopo l’incidente, risultano segnalazioni di un UFO sopra l’Ohio, una distanza troppo grande per essere percorsa in tempi così brevi da un pallone Skyhook alla deriva. Tuttavia può essere che quel giorno, nell’ambito degli esperimenti segreti della Marina, siano stati lanciati più Skyhook in zone diverse e questo spiegherebbe gli avvistamenti a grande distanza tra loro.

Fonte: UnMuseum
17.11.14 No comments » by Admin
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