Un oggetto insolito sulla superficie della luna sarebbe stato catturato dal Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), una sonda spaziale statunitense progettata per esplorare il satellite naturale della Terra, come descritto nel video seguente.
Nelle immagini si intravede un oggetto dalla geometria particolare, che non ha mancato di allertare i cosiddetti "cacciatori alieni".
Gli ufologi, impressionati dalla forma dell'oggetto, sostengono che si tratta di una base aliena costruita da una civiltà aliena molto progredita e non credono che si tratti solo di una roccia dalla forma particolare.
La NASA dal canto suo ha avvertito che molte persone in questo tipo di immagini vedono quello che vogliono, piuttosto ciò che esiste realmente. (Fonte)
A questo si aggiunga il fatto che lo youtuber che ha postato il video, l’utente Streetcap1, non sia esattamente il massimo dell’affidabilità, poiché già autore di diversi fake, come spiegato qui e qui, inoltre è citato anche nella black-list di UFO Theater.
E questo dovrebbe bastare a farsi un’idea di quanto sia reale questa base aliena sulla Luna...
Poco dopo le 7:18 ora italiana (6:18 AM UTC) di venerdì 13 novembre 2015, il misterioso oggetto spaziale denominato WT1190F è rientrato nell'atmosfera e come previsto è caduto nell'Oceano Indiano, al largo della punta meridionale dello Sri Lanka. L'oggetto, molto probabilmente un detrito spaziale di origine artificiale risalente a qualche precedente missione lunare o interplanetaria, è bruciato al rientro nell'atmosfera e non costituiva alcuna minaccia per nessuno sulla Terra a causa della sua bassa densità e delle sue piccole dimensioni (1 o 2 metri).
L'oggetto è stato individuato il 3 ottobre 2015, quando ancora si trovava su un'orbita ellittica allungata intorno alla Terra. A rilevarlo è stato il Catalina Sky Survey (CSS), uno dei progetti di ricerca degli asteroidi finanziato dalla NASA, che si trova vicino a Tucson ed è gestito dall'Università dell'Arizona. La responsabilità principale per il monitoraggio è competenza dello U.S. Air Force Space Command, tuttavia in questo caso la NASA era direttamente interessata perché la traiettoria finale con la quale l'oggetto stava entrando nell'atmosfera terrestre aveva un angolo che è tipico di un asteroide dello spazio interplanetario piuttosto che di un detrito spaziale in orbita intorno alla Terra. Questo evento pertanto è stato una buona occasione per testare alcune procedure che il Near-Earth Object Observations Program della NASA seguirebbe nel caso un piccolo asteroide si trovasse in rotta di collisione con la Terra. Tali procedure comprendono il rilevamento e il monitoraggio dell'oggetto, la determinazione dei suoi parametri fisici, il calcolo della sua traiettoria tramite modelli matematici ad alta precisione e la comunicazione di queste previsioni accurate a tutti gli scienziati che desiderano osservarne l'ingresso nell'atmosfera terrestre.
Ma cos'era WT1190F ?
Secondo Jonathan McDowell dello Smithsonian Institute di Cambridge poteva trattarsi di un frammento di un razzo diretto verso la Luna di una recente missione, o addirittura di una parte dello storico modulo lunare dell’Apollo 10.
Un gruppo di ricercatori scettici russi vuole risolvere una controversia che dura da decenni: gli astronauti americani sono davvero andati sulla Luna ? Grazie ad un investimento collettivo i ricercatori costruiranno il “più piccolo e meno costoso possibile” satellite artificiale per scoprire le tracce dell’atterraggio sulla Luna.
Questo gruppo di ricercatori russi infatti ha lanciato con successo una campagna di finanziamento collettivo, al fine di accertare se gli astronauti americani sono effettivamente stati sulla Luna. Il progetto ha già raggiunto il suo obiettivo di raccogliere 800.000 rubli (circa 13.000 dollari) per costruire un "microsatellite" con telecamera ad alta definizione in grado di essere inviato a fotografare la superficie della Luna.
“Tutti le prove dei viaggi sulla Luna sono state presentate dall'agenzia spaziale americana, la NASA, e nessuno può verificarle”, spiegano gli autori del progetto. Così vogliono costruire il "più piccolo e meno costoso possibile" satellite per fotografare i luoghi dove sono atterrati i lander delle missioni Apollo ed il sovietico Rover.
In meno di dieci giorni dall'inizio della campagna su Internet, al progetto sono stati donati più di 1.100.000 rubli (circa 20.000 dollari).
Durante la missione del primo sbarco sulla Luna, l'Apollo 11, gli astronauti sarebbero entrati in contatto visivo con UFO ed addirittura con esseri extraterrestri.
Una delle numerose tesi ufologiche riguardanti le missioni lunari sostiene infatti che Neil Armstrong e Buzz Aldrin, i due astronauti protagonisti del primo sbarco umano sulla Luna, siano stati sorpresi da una visione inaspettata e misteriosa.
In preda allo stupore, avrebbero commentato via radio ciò che stavano vedendo mentre il Controllo Missione intimava loro concitatamente di usare per queste comunicazioni un canale radio criptato.
La trasmissione televisiva della diretta sarebbe avvenuta, secondo chi sostiene questa teoria, con alcuni secondi di differita che avrebbero concesso alla NASA la possibilità di censurare questa breve discussione e, da allora, di tenerla segreta; ma alcuni radioamatori sarebbero comunque riusciti ad ascoltarla.
Il testo della comunicazione misteriosa è il seguente:
Astronauta 1: Ah, cos'è quello?
Astronauta 2: Abbiamo una spiegazione per questa cosa?
Houston: Non l'abbiamo, non vi preoccupate, continuate il vostro programma!
Astronauta 1: Oh Dio, è, è, è, davvero fantastico! Non lo potreste mai immaginare!
Astronauta 1: Beh, è ben [disturbi], molto spettacolare... Dio... e quello cos'è?
Astronauta 1: E' [disturbi], ma che diavolo è?
Houston: Usate Tango, Tango!
Astronauta 1: Ora lì c'è una specie di luce!
Houston: Roger, abbiamo capito, lo abbiamo [disturbi], perdete la comunicazione, Bravo Tango, Bravo Tango, selezionate Jezebel, Jezebel!
Astronauta 1: ...si, ah! ...ma questo è incredibile!
I dialoghi sono tratti dal mockumentary (in italiano: falso documentario) inglese "Alternative 3" del 1977. Si tratta quindi esplicitamente di una burla. Ciò nonostante questa presunta conversazione spaziale viene presa sul serio da molti, come dimostra il fatto che sia stata spacciata per autentica da alcuni media italiani.
Nota: lo spezzone del documentario-parodia Alternative 3 che contiene il brano degli "astronauti" non è più disponibile, tuttavia la stessa comunicazione è presente al minuto 16:00 di questo documentario:
Del resto, anche senza conoscere l'origine parodistica di questo brano, non serve certo essere degli appassionati di astronomia e astronautica per capire che si tratta di un falso e neanche dei migliori. Anzitutto dovrebbe fare riflettere il fatto che la reazione degli astronauti alla visione dei presunti extraterrestri è del tutto surreale. I due sembrano mostrare solo stupore, non descrivono ciò che vedono, se non con poche frasi confuse, e non mostrano alcuna apprensione per l'improvvisa scoperta di una forma di vita extraterrestre, come invece sarebbe naturale aspettarsi.
Se queste considerazioni dettate dal buon senso non dovessero bastare, è sufficiente confrontare questa registrazione con una vera registrazione della missione Apollo 11 per rendersi conto che le voci reali degli astronauti Armstrong e Aldrin sono completamente diverse, che sono diversi i "bip" (Quindar tones) che scandiscono la comunicazione, il rumore di fondo e la distorsione delle voci, e che le pause tra le frasi degli astronauti e quelle di Houston sono troppo brevi se si considera la distanza Terra-Luna che i segnali radio dovevano percorrere (un segnale radio ci mette 1,3 secondi a viaggiare dalla Terra alla Luna e altrettanti per tornare).
Infine una considerazione sulle voci degli astronauti: si tengano presenti le voci ascoltate nel documentario.
Questa è una serie di spezzoni dell'audio e video NASA originale, contenenti esclusivamente la vera voce di Neil Armstrong, con la sua tipica cadenza:
E questa è una serie di spezzoni che presentano soltanto la voce autentica di Buzz Aldrin, molto più profonda di quella di Armstrong:
E' davvero evidente che le voci originali non hanno nulla a che fare con quelle dello spezzone "Bravo Tango".
Complimenti, quindi, agli autori di "Alternative 3" la cui burla, nonostante le numerose imprecisioni, ha avuto un tale successo da superare le intenzioni dei suoi stessi ideatori e tutt'ora inganna un vasto pubblico che crede che gli astronauti abbiano incontrato gli alieni sulla Luna.
Nel 1976 Stati Uniti ed Unione Sovietica avrebbero organizzato una missione spaziale congiunta segretissima, denominata Apollo 20, con lo scopo di recuperare un’astronave extraterrestre scoperta sulla faccia nascosta della Luna, nelle vicinanze del cratere Copernicus.
Secondo la narrazione di William Rutledge, che asserisce di essere stato uno degli astronauti di questa missione insieme all'americana Leona Snyder ed al russo Alexei Leonov, un vettore Saturn V sarebbe partito di nascosto nel 1976 dalla base militare di Vandenberg, in California, diretto verso la faccia invisibile della Luna. In quella zona infatti le ricognizioni dell'Apollo 15 avevano scoperto un gigantesco vascello alieno.
La presenza del veicolo sarebbe confermata da immagini pubblicate negli atlanti fotografici lunari, per esempio nel dettaglio della foto NASA AS15-P-9625 mostrato sopra. L'“astronave” sarebbe la forma chiara allungata al centro dell'immagine. La fotografia integrale, scattata dalle fotocamere automatiche del veicolo Apollo, che producevano immagini panoramiche su lunghe strisce di pellicola, è presentata qui sotto.
Già questo reperto fotografico dovrebbe far riflettere sulla plausibilità della storia: se l'esistenza di un veicolo extraterrestre sulla Luna è così top secret da motivare addirittura una missione congiunta russo-americana segreta, bisogna chiedersi come mai l'astronave è stata invece lasciata in bella mostra nelle fotografie pubblicate.
E dato che le immagini della faccia nascosta della Luna erano disponibili all'epoca soltanto se la NASA o l'Unione Sovietica le rilasciavano, come mai non sono state ritoccate prima di diffonderle, in modo da non rivelare il ritrovamento ?
La storia di Rutledge è corredata di molti dettagli narrativi ricchi di riferimenti tecnici e da video impressionanti, che mostrano addirittura un cadavere alieno umanoide e delle immagini ravvicinate del veicolo extraterrestre e possono facilmente distogliere dall'esame sereno dei fatti. Ma se si mette da parte l'impatto emotivo della crudezza delle immagini e si svolge una ricerca attenta, emerge chiaramente che la storia è in realtà un falso piuttosto ben costruito, realizzato dall'artista francese Thierry Speth e sbugiardato anche dagli ufologi, che hanno realizzato una pregevole indagine sotto l'egida del CUN (Centro Ufologico Nazionale).
Una delle principali obiezioni è l'assurdità di pensare che si possa far partire un missile alto più di cento metri dalla California senza che nessuno lo veda decollare e senza che gli astronomi e gli astrofili di tutto il mondo lo avvistino durante il tragitto verso la Luna (come avvenne per le altre missioni Apollo).
Il CUN segnala inoltre che l'esame dei video presentati da Rutledge riserva sorprese rivelatrici, come la scoperta di una ben poco futuristica molla in una delle riprese della presunta astronave:
A quest'indagine si aggiungono le considerazioni di Forgetomori, che indica le tracce che hanno portato all'identificazione di Speth come autore dei video e nota che in uno dei video di Rutledge che mostra l'interno del modulo lunare uno degli astronauti è stato sovrapposto allo sfondo con un mascherino sbagliato, per cui a un certo punto risulta essere un torso fluttuante, come si vede lungo il margine inferiore del fotogramma mostrato qui sotto. Questo rivela il trucco: si tratta di immagini prodotte con effetti speciali.
Su un piano più tecnico, Forgetomori nota inoltre che lanciare un vettore da Vandenberg, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, anziché da Cape Canaveral, sulla costa orientale, avrebbe comportato una drastica modifica del piano di volo standard dei missili Saturn V. Lanciato in direzione est, infatti, il gigantesco primo stadio sarebbe ricaduto sul suolo statunitense, con il rischio evidente e intollerabile di danni a cose e persone, invece di cadere nell'Atlantico come consueto.
Lanciare in direzione ovest, ossia sopra il Pacifico, avrebbe comportato un'enorme penalizzazione. I missili orbitali vengono lanciati sempre verso est perché in questo modo sfruttano la velocità di rotazione della Terra, che a Cape Canaveral è di circa 1470 km/h (Aerospaceweb.org). Questo significa che un missile che deve raggiungere la velocità orbitale di 28.000 km/h e viene lanciato verso est non deve accelerare da 0 a 28.000 km/h, ma da 1470 a 28.000 km/h: deve insomma accelerare di 26.530 km/h.
Lanciarlo in direzione opposta, verso il Pacifico, significherebbe lottare contro la medesima velocità di rotazione terrestre: il missile partirebbe in retromarcia, per così dire, con una penalità di 1470 km/h, per cui dovrebbe accelerare di 29.470 km/h, con consumi di carburante molto superiori.
Occorre aggiungere un'altra considerazione alle immagini della presunta astronave. Anche siti abbastanza possibilisti in campo ufologico hanno accertato che si tratta di conformazioni naturali del terreno e che quindi le precedenti interpretazioni extraterrestri erano una svista. Infatti hanno reperito una versione a maggiore risoluzione dell'immagine in questione, che non lascia più dubbi in proposito: la presunta astronave è in realtà un avvallamento del terreno.
Fra il 2010 e il 2012 il progetto Apollo Image Archive dell'Arizona State University ha effettuato nuove scansioni digitali delle pellicole originali Apollo e ha pubblicato versioni ad altissima risoluzione delle immagini contenenti la presunta "astronave", che sono in realtà due (AS15-P-9625 e AS15-P-9630). Da queste scansioni si possono estrarre i seguenti dettagli, che chiariscono ulteriormente che si tratta di un semplice avvallamento.
Inoltre la medesima zona è stata fotografata anche in altre occasioni: per esempio dalla Metric Camera dell'Apollo 15, è visibile nell'immagine AS15-M-1720 dove la freccia indica la presunta astronave:
Dalla versione ad altissima risoluzione di questa immagine si ottiene il seguente dettaglio:
Se si capovolge questa foto si vede benissimo che non c'è alcuna astronave, ma solo un avvallamento del terreno.
A questo punto, con questa serie di prove, qualsiasi ipotesi di autenticità dei video della missione “Apollo 20” è da scartare, a meno che si voglia credere che gli alieni usino astronavi a molla e che sulla Luna siano stati mandati uomini segati in due.
In una foto della superficie lunare scattata nel 1966 dal Lunar Orbiter II, il professor William Blair del Boeing Institute of Biotechnology pensò di aver scoperto strutture molto simili agli antichi obelischi egiziani. Queste strutture, note in seguito come “cuspidi di Blair” sono tra le più famose e controverse anomalie lunari.
Il 2 novembre 1966 la NASA pubblicò una fotografia di una regione adiacente il bordo occidentale del Mare della Tranquillità scattata dal Lunar Orbiter II (numero di riferimento LO2-61H3) a circa 15,5 ° E 5.1 ° N. La foto attirò l'attenzione di William Blair del Boeing Institute of Biotechnology a causa di un certo numero di caratteristiche apparentemente anomale, soprattutto una serie di oggetti che proiettavano lunghe ombre in netto contrasto con quelle più corte generate dai massi presenti nella zona. Blair confrontando le ombre della foto con quelle create dagli obelischi egiziani si convinse che la foto mostrava una serie di guglie. Inoltre i sette oggetti sembravano disposti in modo geometrico, formando triangoli rettangoli ed isosceli ed accanto alle guglie si notava un'altra struttura che sembrava una trincea rettangolare erosa dal tempo.
Sembra che all’epoca la foto non avesse attirato più di tanto l’attenzione anche se era apparsa su alcune pubblicazioni. Una seconda foto del sito (numero di riferimento LO2-62H3), scattata circa 2,2 secondi dopo, fu trovata in seguito da Lan Fleming. In questa foto si vedeva che la più grande delle cuspidi, contrassegnata dal numero 5, era notevolmente più ampia alla base di quanto Blair avesse inizialmente supposto.
Osserviamo ora che è possibile calcolare l’altezza delle “cuspidi” in base alla lunghezza dell’ombra proiettata ed all’altezza del sole sopra l’orizzonte, la formula matematica corrispondente può essere espressa come Altezza = Lunghezza d'ombra × tangente di elevazione del sole. Poiché il più grande degli oggetti proietta un’ombra di 110 metri e l’altezza del sole è di 10,9 gradi, se ne deduce un’altezza di 21,2 metri. Questo calcolo però non è preciso poiché non tiene conto del fatto che le ombre non sono proiettate su una superficie perfettamente piana, infatti le mappe topografiche lunari indicano per quella zona una pendenza in salita verso ovest di circa 1-2 gradi; inoltre occorre considerare che il diametro angolare del Sole, visto dal sistema Terra-Luna è di circa mezzo grado.
Sulla base di queste considerazioni l’altezza della cuspide
va ridotta a circa 16,9 metri, inoltre l’oggetto si trova sul bordo di un
cratere molto erosoe l’ombra cade
completamente al suo interno. Un’analisi fotometrica eseguita da Lan Fleming suggerisce chel'altezza dellacuspideè il 12% della lunghezza dellasua ombra, in
altreparole13,2m. Questo implica che il suo profilo sia
grosso modo quadrato, non certo un obelisco,il che non è affatto anomalo per un masso lunare.
Le restanti guglie, essendo più piccole, ricadono a maggior
ragione in questa casistica.
La seconda foto mette in evidenza che l’analisi di Fleming
non ha tenuto conto della pendenza del suoloe della distorsionedelle
ombre: infatti l’ombra della cuspide più grande cade in parte all’interno di un
cratere eroso, identificato daBlaircomeuna trincearettangolare.La trincea, infatti, risulta essereun'illusioneotticacausata dallasovrapposizione
diduecrateriestremamenteerosi.
Tutto sommato, le affermazioni di Blair sulle guglie non
possono essere provate: anche se inizialmente la loro altezza è stata
sovrastimata, è evidente che si tratta di rocce di dimensioni insolitamente
grandi, anche se gli astronauti delle missioni Apollo hanno filmato da vicino
massi di dimensioni comparabili alle guglie, tuttavia non è vi è nulla nella
loro forma che possa suggerire la loro origine artificiale. Un discorso diverso
va fatto per la loro disposizione.
E' innegabile infatti che le cuspidi 4 e 6 formino la base
di tre triangoli isosceli con vertice rispettivamente le cuspidi 1 , 2 e 3,
mentre le cuspidi 1 , 3 e 7 formano un triangolo rettangolo ed infine le
cuspidi 4 e 5 formano la base di un triangolo isoscele vertice la cuspide 6.
Questa potrebbe essere la prova dell'origine artificiale del sito se simili
strutture fossero presenti altrove sul suolo lunare. Poiché questo sito è unico
ed inoltre la precisione geometrica della loro disposizione dipende dal punto
della superficie dal quale si effettua l'analisi, è molto probabile che si
tratti di una coincidenza. Infatti la disposizione di queste rocce rientra
ampiamente nelle probabilità matematica che lo schema geometrico si verifichi
per caso piuttosto che sia di origine artificiale.
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