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23/02/17

Il sistema extrasolare Trappist-1

La notizia è ufficiale ed è anche di quelle epocali: Trappist-1, una stella nana rossa ultrafredda distante circa 39 anni luce, è circondata da ben sette pianeti di dimensioni paragonabili a quelle terrestri, alcuni dei quali potrebbero essere simili al nostro anche per composizione e per la presenza di un'atmosfera e di acqua allo stato liquido. Infatti sei di essi si trovano nella cosiddetta zona temperata, cioè in orbite tali che le temperature superficiali siano comprese tra 0 e 100 gradi Celsius.
La scoperta inoltre suggerisce che nella nostra galassia questo tipo di sistema potrebbe essere molto comune, data l'elevata presenza di stelle dello stesso tipo di Trappist-1.

Trappist-1 paragonata al Sole

Questo studio è frutto della collaborazione di un team internazionale, guidato da Michaël Gillon dell'Istituto di ricerca Space Sciences, Technologies and Astrophysics Research in Belgio, ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature.
I dati raccolti indicano che i sei pianeti interni hanno masse simili a quella della Terra e probabilmente hanno una composizione rocciosa, tra questi, quelli intermedi potrebbero avere un'atmosfera di tipo terrestre e acqua liquida sulla loro superficie.

Rappresentazione immaginaria del sistema extrasolare Trappist-1

Nel 2010, Gillon e colleghi hanno iniziato a monitorare le stelle più piccole  vicine al Sole con il telescopio robotizzato da 60 centimetri di diametro denominato TRAPPIST (the Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope) dell'European Southern Observatory (ESO) di La Silla in Cile.
Nel maggio 2016 hanno dichiarato di aver scoperto tre esopianeti in orbita intorno ad una stella nana rossa ultrafredda, che hanno chiamato Trappist-1 ed è situata a circa 39 anni luce dal nostro Sole.
In seguito il gruppo di scienziati ha approfondito le osservazioni con telescopi terrestri e con un monitoraggio continuo di 20 giorni eseguito con il telescopio spaziale Spitzer della NASA. Da questo lavoro sono risultati 34 transiti documentati, attribuiti a ben sette pianeti.

I pianeti che orbitano intorno a Trappist-1 paragonati con i pianeti rocciosi del nostro sistema solare

Dalle ricerche è emerso inoltre che il sistema di Trappist-1 è estremamente compatto, piatto e ordinato. I sei pianeti interni hanno periodi orbitali tra 1,5 e 13 giorni e sono tutti quasi risonanti, aggettivo che sta ad indicare che nello stesso tempo in cui il pianeta più interno compie otto rivoluzioni, il secondo, il terzo e il quarto pianeta ne compiono cinque, tre e due, rispettivamente.
Questo schema fa sì che vi siano mutue influenze gravitazionali, che si manifestano in lievi variazioni nei tempi di transito osservati, che gli autori hanno utilizzato per stimare le masse planetarie.

Trappist-1 con i suoi pianeti

Ed infatti i dati più interessanti riguardano proprio le dimensioni dei pianeti, unitamente alla loro possibile composizione ed al loro clima. L'analisi dei dati mostra che cinque di essi, b, c, e, f e g, secondo la sigle attribuite dagli scienziati, cioè il primo, secondo, terzo, quinto e sesto hanno dimensioni simili a quelle terrestri, mentre g e h, il quarto e il settimo, hanno dimensioni intermedie tra quelle della Terra e quelle di Marte. 
Nota: non si capisce perché gli studiosi non abbiano fatto partire la nomenclatura dalla a come ci si aspetterebbe.
Per i sei pianeti più interni, le dimensioni stimate fanno ipotizzare che si tratti di pianeti rocciosi.
Utilizzando un semplice modello climatico e considerando la temperatura di Trappist-1, si è ipotizzato inoltre che e, f e g, cioè il quarto, il quinto e il sesto, potrebbero avere un'atmosfera di tipo terrestre e persino un oceano liquido. Per i tre pianeti più interni invece si suppone che l'eventuale acqua allo stato liquido sia completamente evaporata a causa di un intenso effetto serra.

09/12/16

Il Lunar Reconnaissance Orbiter scopre una base aliena sulla Luna?

Un oggetto insolito sulla superficie della luna sarebbe stato catturato dal Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), una sonda spaziale statunitense progettata per esplorare il satellite naturale della Terra, come descritto nel video seguente.


Nelle immagini si intravede un oggetto dalla geometria particolare, che non ha mancato di allertare i cosiddetti "cacciatori alieni". 
Gli ufologi, impressionati dalla forma dell'oggetto, sostengono che si tratta di una base aliena costruita da una civiltà aliena molto progredita e non credono che si tratti solo di una roccia dalla forma particolare. 
La NASA dal canto suo ha avvertito che molte persone in questo tipo di immagini vedono quello che vogliono, piuttosto ciò che esiste realmente. (Fonte)
A questo si aggiunga il fatto che lo youtuber che ha postato il video, l’utente Streetcap1, non sia esattamente il massimo dell’affidabilità, poiché già autore di diversi fake, come spiegato qui e qui, inoltre è citato anche nella black-list di UFO Theater.
E questo dovrebbe bastare a farsi un’idea di quanto sia reale questa base aliena sulla Luna...

13/05/16


Il segnale di Arecibo è il primo messaggio radio inviato nella storia dell'umanità ad una ipotetica civiltà aliena. 
Il messaggio fu inviato dagli astronomi del progetto SETI il 16 novembre del 1974 in direzione dell'ammasso globulare M13, nella costellazione di Ercole, che dista 25.000 anni luce dalla Terra. Era composto da 1.679 cifre binarie, inserite in uno schema di 73 righe ciascuna composta da 23 colonne, contenenti una serie di informazioni basilari, il cosiddetto "crittogramma di Drake", ideato appunto da Frank Drake in collaborazione con Carl Sagan ed altri esperti. E' stato trasmesso in circa tre minuti ad una frequenza di 2380 MHz, un fascio estremamente stretto che ha una ampiezza di circa 2 minuti d'arco, equivalenti a circa 1/15 del diametro della luna piena.
Leggendo da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso, riporta le seguenti informazioni:

  • i numeri da uno a dieci
  • i numeri atomici degli elementi idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno e fosforo
  • la formula degli zuccheri e basi dei nucleotidi dell'acido desossiribonucleico (DNA)
  • il numero dei nucleotidi nel DNA
  • una rappresentazione grafica della doppia elica del DNA
  • una rappresentazione grafica di un uomo e le dimensioni (altezza fisica) di un uomo medio
  • la popolazione della Terra
  • una rappresentazione grafica del sistema solare;
  • una rappresentazione grafica del radiotelescopio di Arecibo e le dimensioni dell'antenna trasmittente

Il messaggio di Arecibo

Una considerazione: dato che la destinazione del messaggio si trova a 25.000 anni luce di distanza, più che un tentativo di comunicazione con eventuali razze aliene, si trattava piuttosto di un esperimento "dimostrativo" per celebrare l'aggiornamento del telescopio di Arecibo, di circa 300 metri di diametro, con una nuova e più precisa superficie riflettente. Infatti una eventuale risposta al messaggio non sarebbe potuta arrivare prima di 50.000 anni.
Eppure il 19 agosto 2001 in un campo di grano nei pressi dell'Osservatorio radioastronomico di Chilbolton, nell'Inghilterra meridionale, comparve uno dei più curiosi pittogrammi nel grano mai visti: esso infatti era una sorta copia del messaggio del SETI.

Il cerchio nel grano di Chibolton

Il disegno mostrava alcune differenze rispetto all'originale: il carbonio era sostituito dal silicio, lo schema del DNA aveva una tripla elica, il sistema solare del misterioso corrispondente comprendeva nove pianeti, come il nostro, di cui però tre erano posti in evidenza, infine al posto dell'antenna trasmittente si poteva individuare qualcosa che ricordava la forma di una sonda spaziale.  
Ad aumentare il mistero contribuì il fatto che tre giorni dopo, accanto al primo messaggio comparve un secondo cerchio nel grano che raffigurava ciò che sembrava una faccia.

La "faccia" apparsa accanto al primo cerchio nel grano a Chibolton

Poteva trattarsi della tanto attesa risposta al messaggio del 1974, giunta con larghissimo anticipo?
Se lo sono chiesti anche gli scienziati del Seti, che interpellati in merito al misterioso cerchio del grano, lo hanno definito "un bello scherzo, nonché un simpatico esempio di arte grafica nel grano." "Non solo non vi è alcuna evidenza che suggerisca per questi disegni un'origine diversa da quella terrestre, ma in più vi è tutta una serie di indizi che portano ad escludere l'origine extraterrestre. Anzitutto non si capisce perché gli alieni dovrebbero comunicare tramite cerchi nel grano quando potrebbero inviarci a loro volta un segnale radio che in pochi secondi di trasmissione potrebbe fornirci un numero di informazioni molto più alto. Poi per rispondere in soli 27 anni gli alieni avrebbero dovuto trovarsi a non più di 13,5 anni luce (immaginando che il loro messaggio possa essere stato trasmesso a distanza ed aver viaggiato alla velocità della luce prima di imprimersi sulla Terra), ma ad oggi nella porzione di cielo percorsa dal segnale di Arecibo non sono noti sistemi solari a distanza così ravvicinata."

Il radiotelescopio di Arecibo

Inoltre le informazioni genetiche e biochimiche contenute nella risposta non convincono gli scienziati che giudicano altamente improbabile che una specie aliena possa assomigliare così tanto all'uomo pur avendo una composizione biologica di base molto differente, infatti stando a quanto riportato nel disegno, il silicio farebbe parte del kit di costruzione biologica.
Pertanto è molto probabile che il cerchio nel grano di Chilbolton sia una bufala. Anche se a distanza di anni nessuno si è fatto avanti a rivendicarne la paternità, ricordiamo che i disegni nel grano possono essere facilmente realizzati da gente interessata a destare scalpore e interesse e per vedere di cosa sono capaci gli "esperti del settore" è sufficiente farsi un giro sul sito dei circlemakers.

12/05/16

Una raffigurazione immaginaria dello schianto dell'UFO di Aurora

Il 17 aprile 1897, circa sei anni prima dello storico volo dei fratelli Wright, ad Aurora, una piccola cittadina del Texas sita a nord ovest di Dallas, si sarebbe schiantato un oggetto volante non identificato ed il corpo dell'essere che lo pilotava sarebbe stato sepolto in una tomba anonima nel cimitero locale.
La notizia dell'incidente fu pubblicata sul quotidiano Dallas Morning News del 19 aprile 1897 firmata da un certo S.E. Haydon e riportava che: "verso le sei del mattino gli abitanti di Aurora sono rimasti allibiti dall'apparizione della misteriosa aeronave che da qualche settimana viene regolarmente avvistata nei cieli della zona. Viaggiava in direzione nord ed era molto più vicina al suolo di quanto fosse accaduto in precedenza. Evidentemente i suoi macchinari erano in avaria poiché non superava la velocità di dieci-dodici miglia orarie perdendo gradualmente quota. Ha superato la piazza ed una volta raggiunto il limite nord della città è entrata in collisione con il mulino a vento sulla proprietà del giudice Proctor andando in mille pezzi con un'esplosione terrificante, distruggendo il mulino ed il serbatoio dell'acqua e spargendo i detriti su diversi ettari di terreno. Sembra che a bordo dell'aeronave vi fosse un solo occupante e malgrado i suoi resti siano stati dilaniati dall'esplosione, è evidente che non si tratta di un abitante di questo mondo. Il signor T.J. Weems, ufficiale telegrafista dell'esercito e una vera autorità in materia di astronomia ritiene che il pilota provenga da Marte. Alcuni frammenti di carta rinvenuti sul luogo della sciagura, probabilmente resti del giornale di bordo, sono pieni di geroglifici indecifrabili.
L'aeronave è andata quasi totalmente distrutta ed è impossibile formulare qualsiasi ipotesi in merito alla sua costruzione ed alla forza che la faceva muovere. Era costruita con un metallo sconosciuto simile ad una lega di alluminio ed argento e doveva pesare diverse tonnellate. La città oggi è piena di curiosi accorsi a vedere il relitto ed a raccogliere frammenti dello strano metallo dalle macerie. Il funerale del pilota si svolgerà domani a mezzogiorno."

L'articolo originale del Dallas Morning News scritto da S.E. Haydon

S.E. Haydon era un reporter occasionale la cui principale attività era quella di commerciante di cotone.
Nell'articolo l'aeronave veniva descritta come un enorme oggetto metallico a forma di sigaro e questo episodio sembra che giungesse al culmine di una serie di avvistamenti di oggetti volanti che in quel periodo stavano interessando tutto il territorio degli Stati Uniti.
Tuttavia nessuno degli altri giornali che in quel periodo parlavano di avvistamenti di oggetti volanti a forma di sigaro riportò notizia del funerale dell'"astronauta" di Aurora oppure di qualsiasi altro evento legato a questo episodio e nessuno dei frammenti di metallo che erano stati raccolti dalla folla di cittadini curiosi accorsi sul luogo dell'incidente fu mai analizzato o esposto in qualche museo locale e lo stesso dicasi dei frammenti di carta "pieni di geroglifici indecifrabili".
In seguito l'ondata di avvistamenti andò affievolendosi e l'episodio di Aurora finì nel dimenticatoio insieme a tutte le altre storie sulle aeronavi a forma di sigaro.
La storia fu rispolverata verso la metà degli anni sessanta quando gli Stati Uniti erano interessati da un'altra ondata di avvistamenti, solo che questa volta al posto dei sigari volanti vi erano i dischi volanti.
Sulla vicenda dell'ufo-crash di Aurora indagarono nel 1967 Donald B. Hanlon ed un giovane Jacques Vallee astronomo francese nonchè informatico e scrittore di fantascienza, che in seguito sarebbe divenuto un'autorità in campo ufologico. Sul caso fu coinvolto anche il Dr. J. Allen Hynek, astronomo della Northwestern University, mentore di Vallee e consulente del Project Blue Book.
Su quella che era stata la proprietà del giudice Proctor, il luogo del presunto schianto, sorgeva adesso una stazione di servizio. Il suo proprietario, Brawley Oates, non era in grado di confermare o smentire la storia, tuttavia invitò i ricercatori a parlare con Oscar Lowery di Newark, già residente ad Aurora ed undicenne all'epoca dei fatti.
Lowery disse che l'incidente in realtà non era mai avvenuto ed era del parere che tutta la vicenda fosse stata inventata di sana pianta da Haydon per trasformare la città in una specie di attrazione turistica, Haydon infatti viveva ad Aurora ed era preoccupato per il destino della città che in quel periodo attraversava una profonda crisi. T.J. Weems, l'ufficiale telegrafista esperto di astronomia citato nell'articolo, in realtà era un fabbro che non sapeva nulla di astronomia; sulla proprietà del giudice Proctor non vi era mai stato un mulino a vento ed infine molte persone del posto sapevano benissimo che la storia era una burla perché ne avevano parlato direttamente con Haydon.
Aggiunse che era stato già visitato da circa una ventina di persone che volevano notizie sull'incidente e tra questi vi erano diversi giornalisti, uno di questi gli aveva addirittura offerto una somma di denaro per confermare l'evento, ma lui aveva rifiutato.
Si appurò anche che il cimitero locale era amministrato dall'ordine massonico che aveva tenuto attenta traccia di tutte le sepolture e non risultava alcuna tumulazione nel giorno indicato dall'articolo e non vi era nemmeno traccia di una tomba sconosciuta che avrebbe potuto ospitare i resti del pilota dell'areonave.


In base a queste ricerche  Hanlon e Vallee liquidarono il caso come un falso ufologico.
Alle stesse conclusioni giunse nello stesso periodo il dr. Alfred E. Kraus, direttore del Kilgore Research Institute presso la West Texas State University. Kraus intervistò Oscar Lovery ascoltando la medesima versione dei fatti e addirittura esplorò il luogo dello schianto con un metal detector trovando vecchi oggetti come coperchi di stufe, anelli per briglie da cavallo, ma nessuna traccia dei frammenti del metallo sconosciuto che si dice avessero ricoperto l'area dello schianto.
C'erano pertanto tutti gli elementi per archiviare definitivamente il caso come una burla organizzata da S.E. Haydon, tuttavia il caso era ancora ben lungi dall'essere chiuso: questa storia era troppo intrigante per finire nel dimenticatoio.
Qualche anno dopo infatti la vicenda incuriosì Bill Case, un aviatore che scriveva per il Dallas Times Herald, il quale visitò più volte Aurora per svolgere le sue ricerche e, a partire dal marzo 1973, iniziò a pubblicare una serie di articoli sull'argomento che suscitarono interesse a livello nazionale.
Case per prima cosa intervistò Brawley Oates, il proprietario della stazione di servizio che sorgeva sul luogo dello schianto. Quando era avvenuto l'incidente Oates non era ancora nato e, come si è visto nella prima parte, durante le inchieste del 1967 non aveva confermato o smentito l'incidente. A Case invece riferì che aveva sempre sentito parlare di questa storia e, benché non credesse all'esistenza degli Ufo, riteneva che qualcosa doveva essere realmente accaduto. Disse anche che nel 1945 aveva contribuito a sigillare il pozzo che sorgeva sotto il mulino del giudice Proctor e durante questo lavoro aveva trovato un gran numero di frammenti di metallo grossi quanto un pugno, tuttavia non ci aveva fatto caso e li aveva buttati via; su quel luogo poi era stato costruito un pollaio.
Nel maggio del 1973 giunse ad Aurora un sedicente "cacciatore di tesori di grande esperienza" di nome Frank N. Kelley che con il suo metal detector esaminò la presunta zona dell'impatto ed il cimitero locale. Kelley riferì poi a Case di aver trovato una serie di frammenti di metallo nella zona dell'incidente e ne consegnò alcuni esemplari che una volta analizzati furono definiti "molto interessanti". Kelley disse anche che in una zona remota del cimitero il metal detector aveva rivelato qualcosa di insolito nel sottosuolo e lui era convinto che si trattasse della tomba dell'astronauta che magari indossava una tuta composta dalla stessa lega del metallo sconosciuto del quale erano composti i frammenti da lui trovati.
Nel frattempo Case nei suoi articoli riportava testimonianze di diverse persone anziane del luogo che avevano visto o comunque avevano sentito parlare dell'incidente. Una di queste era la novantunenne Mary Evans che confermò tutta la storia aggiungendo che i suoi genitori le avevano proibito di recarsi sulla località dello schianto, loro invece si erano recati sul posto ed avevano visto i resti della aeronave e dell'umanoide ed il funerale di quest'ultimo si era svolto il giorno stesso; un altro testimone, l'ottantatreenne C.C. Stephens, che all'epoca dei fatti aveva sette anni, raccontò che suo padre aveva visto un dirigibile la cui coda aveva preso fuoco e che poi si era sentita una forte esplosione ed i frammenti metallici erano stati disseminati per i campi. Altri testimoni, che vollero rimanere anonimi, affermarono che potevano portare Case sul luogo della tomba e che quell'informazione l'avevano ottenuta da un uomo di novant'anni troppo fragile per poter viaggiare.
In base a queste indicazioni fu individuata anche la lapide della tomba dell'astronauta che consisteva in una roccia di arenaria con una rozza rappresentazione di navicella spaziale, la navicella però era così stilizzata da sembrare una crepa nella roccia, cosa che in realtà molte persone sostenevano che altro non fosse.

Una foto della presunta lapide dell'astronauta

Case intanto aveva continuato a scrivere articoli che di volta in volta rivelavano nuovi sensazionali dettagli sulla vicenda di Aurora, ma la storia del ritrovamento della tomba dell'astronauta con la presenza di metallo al suo interno rilevata dal metal detector di Kelley fece accorre ufologi da ogni parte degli Stati Uniti e non solo, che chiedevano il permesso di scavare nel cimitero locale. A questo punto ci fu un clamoroso colpo di scena: l'articolo di Case del 4 luglio 1973 infatti denunciava che la lapide era scomparsa ed il metallo contenuto nella tomba era stato estratto tramite un cunicolo largo 7 cm che comunque non aveva minimamente danneggiato la tomba, in pratica erano state trafugate le prove fondamentali della veridicità di tutta la storia.
Case era furioso sia perché non gli era stato dato subito il permesso di scavare che per il fatto che non si era pensato di mettere in sicurezza la tomba dell'astronauta; d'altra parte le autorità di Aurora erano preoccupate dal crescente numero di visitatori che spesso avevano spezzato e prelevato pezzi di lapidi come souvenir. Per evitare il rischio di ulteriori profanazioni pertanto si decise di vietare qualsiasi indagine nel cimitero e negare qualsiasi permesso di riesumazione.
Questo episodio segnava la fine delle indagini sull'incidente di Aurora, ed anche in seguito le autorità locali continuarono a negare ad organizzazioni ufologiche come il MUFON (Mutual UFO Network), che aveva supportato Case durante tutta l'inchiesta, il permesso di scavare nel cimitero. Nel frattempo continuarono le visite dei curiosi che cercavano qualche indizio in quello che si supponeva fosse stato il luogo dell'impatto, ovviamente tutte le ricerche successive ebbero esito negativo.
D'altro canto cominciavano ad emergere alcuni particolari che minavano la credibilità delle rivelazioni di quegli ultimi mesi. Tanto per cominciare, il cacciatore di tesori Frank N. Kelley era irreperibile e si scoprì che il suo indirizzo e numero di telefono erano falsi e che nessuno nell'ambiente dei cercatori di tesori ne aveva mai sentito parlare, inoltre i pezzi di metallo trovati, sottoposti ad altre analisi indipendenti, si rivelarono essere comuni frammenti di alluminio ed in ogni caso erano troppo ben conservati per risalire all'epoca dello schianto, sembrava che qualcuno li avesse sparsi apposta nel luogo dove poi erano stati ritrovati. Era evidente che il sedicente Frank N. Kelley aveva cercato di raggirare il reporter Bill Case ed in generale di screditare il lavoro di tutta l'equipe del MUFON.


Per quanto concerne i testimoni, Mary Evans in una intervista successiva aveva affermato che il senso delle sue parole era stato travisato ed anche C.C. Stephens insisteva che non aveva mai detto che suo padre aveva effettivamente visto il dirigibile, ma tutto ciò che aveva visto lui personalmente nel 1897 era stato un incendio: "Ho pensato che fosse una casa che stava bruciando."
In sostanza nel 1973 era stato montato un caso mediatico che alla fine aveva mostrato tutta la sua inconsistenza: i testimoni erano quasi tutti ultranovantenni che insistevano a dire che le loro parole erano state fraintese e modificate per creare ad arte lo scoop, i frammenti di metallo trovati da Kelley erano comuni pezzi di alluminio, nessun frammento di metallo sconosciuto fu mai trovato, nessuna traccia dei pezzi di carta con i misteriosi geroglifici,e oltre all'articolo originale di Haydon, nessuna citazione dell'evento in qualsiasi altro giornale dell'epoca.
Per quanto riguarda il furto della lapide e del metallo dalla presunta tomba, nessuno sa con esattezza dove fosse localizzata e se effettivamente il furto sia mai avvenuto, di certo c'è che il cercatore di tesori che aveva rilevato il metallo sotto la lapide sparì senza lasciare tracce e questo non depone certamente a favore della sua credibilità.
In definitiva si può dire che si trattava di una bufala, anche se ancora oggi la vicenda viene citata come episodio dubbio, come se vi fosse ancora qualcosa da scoprire o fosse una vicenda sotto cover-up.
Rimane da capire il motivo per cui il mercante di cotone Haydon organizzò una simile burla e se in questo fu aiutato dal giudice Proctor, come qualcuno in paese aveva suggerito, magari perché temevano per il declino della loro città. Può essere anche che Haydon volesse provare a vedere se raccontava una grrossa frottola e riusciva a farla franca.
Se è così si può benissimo dire l'obbiettivo è stato centrato, in pieno.
Questi articoli sono stati estratti ed adattati dalla seguente fonte originale in lingua inglese.
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11/05/16


L'incidente della foresta di Rendlesham è uno dei più famosi e controversi casi di avvistamenti UFO nella storia della Gran Bretagna. Nel dicembre del 1980, nella foresta Rendlesham, nel sud dell'Inghilterra vicino ad una base militare, al culmine di una serie di avvistamenti di luci misteriose nel cielo, sarebbe avvenuto l'atterraggio di un oggetto volante non identificato, al quale avrebbe assistito un gruppo di militari americani.
La storia ha tenuto banco per decenni ed il caso è stato preso in seria considerazione dagli ufologi come una prova concreta dell'interazione aliena.


Durante le notti del 26 e 27 dicembre 1980 i militari della US Air Force di stanza alla base RAF di Woodbridge e Bentwaters, nel Suffolk, riferirono dell'avvistamento di misteriose luci nella vicina foresta di Rendlesham.
Una pattuglia di avieri americani, incluso il vice-comandante della base, tenente colonnello Charles Halt, si addentrarono nella foresta per investigare sul fenomeno, durante la missione Halt rimase sempre in contatto radio con la base e i dialoghi furono registrati. Pur essendo dotati di telecamere e dispositivi per la visione notturna, non furono in grado di identificarne l'origine dei misteriosi fenomeni.

Il Tenente Colonnello Charles Halt

Halt riferì di aver osservato numerose luci, descritte come "fenomeni strani", e addirittura di avere assistito all'atterraggio di un veicolo alieno. In seguito all'incidente, ciascun militare presentò un proprio rapporto dettagliato dell'accaduto che rimase rigorosamente top secret.
Nel 1998, James Easton, uno scrittore specializzato in ufologia, aveva esaminato i rapporti dei testimoni oculari del presunto UFO di Rendlesham, rimanendo sorpreso dal fatto che le testimonianze non concordavano affatto. Infatti uno degli uomini di Halt aveva affermato di aver toccato la nave aliena, un altro invece affermava che non era accaduto nulla.
Da questi rapporti emergeva anche che i militari sapevano benissimo della presenza di fasci di luce provenienti dal vicino faro di Orford Ness.

Il faro di Orford Ness

Halt sosteneva che la luce che aveva visto in mezzo al mare era un UFO, Easton invece affermava che la luce proveniva dalla nave-faro Shipwash, anch'essa visibile dalla foresta di Rendlesham.
Dalle registrazioni dei dialoghi via radio tra Halt e la base emerge un passaggio emblematico dove si sente Halt che dice: "Le luci rosse, bianche e blu dell'UFO sono ancora su Woodbridge."
Ebbene, nel 2003, a ventitre anni di distanza dai fatti, Kevin Conde, un ex poliziotto della sicurezza USAF ha confessato che quelle luci altro non erano che uno scherzo giocato alle spalle degli avieri creduloni. Egli infatti afferma: "Ho guidato la mia auto di pattuglia portandola al di fuori del campo visivo del corpo di guardia, ho acceso i lampeggianti di emergenza rossi e blu ed infine ho fatto roteare i fasci di luce delle torce attraverso la nebbia."
"La verità è che non c'era alcun UFO, ma solo la mia Plymouth Volaré del 1979!" spiega Conde.

Kevin Conde

Ovviamente lascia davvero perplessi il fatto che nel 1980, in piena guerra fredda, un ufficiale comandante americano non sia riuscito a distinguere un UFO dai lampeggianti di una macchina della polizia oppure dalle luci di un faro.
Un altro punto di attenzione è che, anche se non vi è alcun motivo di dubitare che Conde abbia effettivamente giocato uno scherzo agli avieri, non vi è certezza su quando egli l'abbia fatto. Conde stesso non riesce a ricordare la data esatta, ma dalla sua descrizione delle circostanze, comprese le condizioni meteorologiche, sembra che essa non coincida con la data dell'avvistamento UFO di Rendlesham. Non è neppure possibile stabilire con esattezza che la guardia stava cercando di spaventare era uno di quelli in servizio al momento della avvistamento dell'UFO.
Conde dice di aver guidato l'auto lungo la pista Woodbridge, mentre le luci segnalate dalle guardie di sicurezza erano nella foresta. Inoltre quando ha rilasciato la sua dichiarazione Conde non era evidentemente a conoscenza del fatto che gli avvistamenti erano avvenuti per due notti consecutive e che le luci avvistate erano lontane dalla base aerea.
Tuttavia, Conde ha fornito un indizio significativo quando ha osservato: "E' stata una bella trovata. Qualcun altro avrebbe potuto ripeterlo. In effetti, tra poliziotti gli scherzi che hanno avuto successo vengono sempre ripetuti."


Pertanto, anche se è improbabile che lo scherzo di Conde sia responsabile dell'UFO della foresta di Rendlesham, rimane la possibilità che qualcun altro abbia ripetuto la stessa prodezza questa volta però al di fuori della base, il che spiegherebbe le luci colorate viste nella foresta dalle guardie al cancello orientale la prima notte degli avvistamenti.
Come abbiamo visto sopra, le altre luci lampeggianti potrebbero benissimo essere state il faro di Orford Ness e la nave-faro Shipwash, le cui posizioni rispetto alla foresta concordano esattamente con le direzioni delle "strane luci" avvistate da Halt e dai suoi uomini.
Per un resoconto approfondito dell'incidente della foresta di Rendlesham, è disponibile l'accurato lavoro (in lingua inglese) dell'esperto ufologo e astronomo Ian Ridpath che ha dedicato anni allo studio di questo presunto avvistamento.

Fonti: BBCIan Ridpath
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01/04/16

Il misterioso monolite fotografato dalla sonda New Horizons su Plutone

Hanno esaminato le foto per settimane, hanno eseguito tutte le analisi possibili, vagliato tutte le ipotesi disponibili, ma alla fine gli astronomi del Jet Propulsion Laboratory (JPL) del California Institute of Technology di Pasdena si sono dovuti arrendere all'evidenza: l'oggetto che la sonda New Horizon ha fotografato sulla superficie di Plutone risulta senza ombra di dubbio essere un monolite di origine artificiale. Troppo squadrati gli spigoli, troppo regolare la forma da far pensare che sia impossibile che si tratti di una roccia forgiata in modo peculiare dagli agenti cosmici. E poi, a rendere se possibile tutto ancora più complicato, ci sono anche gli strani segni sulla superficie levigata che, in base da quello che è emerso dagli ingrandimenti, ricordano da molto vicino la scrittura cuneiforme propria degli antichi Sumeri.
Date le implicazioni del caso, prima di diffondere la notizia, gli scienziati hanno eseguito tutte le verifiche per scongiurare possibili errori di interpretazione dei dati e per escludere eventuali difetti della sofisticata strumentazione in dotazione alla sonda New Horizon.
Le foto che mostrano il misterioso oggetto sono state scattate dalla sonda New Horizons durante il fliby del 14 luglio 2015 da una distanza di poco più di 12.000 km e da queste sono stati ricavati alcuni ingrandimenti che mostrano una misteriosa serie di caratteri cuneiformi incisi sulla superficie del monolite.
Per il momento è stata resa pubblica una sola unica foto che riportiamo in cima all'articolo. Il misterioso oggetto si troverebbe nella zona denominata Cthulhu Regio.

Particolare della zona Cthulhu Regio di Plutone

In base a complessi calcoli trigonometrici, le dimensioni del monolite sarebbero davvero impressionanti: 2.000 metri di altezza per circa 800 metri di larghezza.
Inoltre l'analisi spettroscopica eseguita dal Ralph/Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC) a bordo della sonda, suggerisce che l'età sarebbe di circa 500.000 anni !
Come anticipato, le caratteristiche del monolite risultano troppo regolari per non pensare ad una origine artificiale. A tale proposito i ricercatori hanno addirittura affermato che: "la probabilità che questa struttura sia di origine naturale è pari a quella che una scimmia, alla quale abbiamo dato un gessetto ed una lavagna, disegni del tutto casualmente il teorema di Pitagora".
Ovviamente è ancora troppo presto per formulare qualsiasi ipotesi sull'origine e sullo scopo del misterioso monolite o su chi siano i suoi creatori, tuttavia la sua presenza su un corpo celeste alla periferia del Sistema Solare ed i caratteri cuneiformi identificati sulla sua superficie non possono non far pensare alle leggende su Nibiru e gli Annunaki...
Per chi volesse approfondire l'argomento, può trovare la notizia completa a questo indirizzo.

16/12/15


Nel 2013 nella penisola messicana dello Yucatan sarebbe stato trovato un misterioso umanoide sul luogo dello schianto di quella che si pensava essere una meteora. L'incidente avrebbe avuto un effetto insolito su molte persone della zona e in ogni caso, ad oltre due anni dall'evento, un alone di mistero continua ad aleggiare su questa vicenda.
Secondo quanto riportato a suo tempo dai giornali locali, la sera del 29 settembre 2013 un meteorite, oppure una palla di fuoco, o comunque in ogni caso un oggetto non identificato proveniente dallo spazio, si è schiantato vicino alla città di Ichmul, situata nella penisola dello Yucatan. L'evento è stato osservato e documentato da numerose persone del posto e dei vicini centri di Saban, Quintana Roo, San Francisco e Peto Chikindzonot. Sempre secondo le testimonianze, l'impatto è stato accompagnato da un forte boato, da un lampo di luce blu e da interruzioni dell'energia elettrica.


Poiché l'incidente si è verificato vicino alla città di Ichmul, alcuni residenti si sono recati sul posto e sono rimasti scioccati da quello che hanno trovato: bloccati nel terreno vi erano dei pezzi di materiale metallico che sembravano far parte di...qualcosa.

Il luogo del misterioso impatto

Essi inoltre hanno riferito di aver avvertito uno strano odore ed alcuni di loro hanno accusato nausea e mal di testa. I misteriosi frammenti metallici sono stati portati alla polizia locale, dove si è tentato di ricomporli in qualsiasi cosa fossero originariamente.

La polizia esamina i misteriosi frammenti

Uno dei risultati di questa ricomposizione era  quello che sembrava essere un umanoide. Nessuno ovviamente era in grado di determinare se si trattava di un robot, di una tuta spaziale metallica rigida o dei resti di un alieno con una composizione corporea tale da resistere alle altissime temperature provocate da un siffatto incidente.

Un elmetto alieno o un bizzarro frammento di meteorite?

A due anni dallo schianto e dal ritrovamento dei presunti resti di un umanoide non vi sono ancora spiegazioni su quanto sia effettivamente successo...
...a meno ovviamente di non voler accettare la spiegazione più semplice: che si tratti solo di frammenti di meteorite che può assumere forme inconsuete dopo aver bruciato nella nostra atmosfera.

16/10/15

La misteriosa stella KIC 8462852

Un gruppo di astronomi statunitensi ha individuato strani flussi di materia nell'orbita di una stella, che potrebbero essere il risultato di un'attività extraterrestre.
La stella che ha attirato l'attenzione degli scienziati è stata catalogata con il nome “KIC 8462852” dal Telescopio Spaziale Kepler e si trova nell’emisfero settentrionale tra le costellazioni del Cigno e della Lira. 
Gli astronomi sono rimasti sorpresi dalla natura della luce prodotta dalla stella ed hanno scoperto che è circondata da uno sciame confuso di polveri e detriti cosmici. Si tratta di un fenomeno comune nelle stelle giovani, tuttavia questa stella risulta abbastanza matura. Tabetha Boyajian, astronoma della Yale University, Stati Uniti d'America, dice che gli scienziati "non avevano mai visto niente di simile."

KIC 8462852 si trova tra le costellazioni del Cigno e della Lira

La luce emessa da KIC 8462852 mostra infatti una particolare intermittenza con variazioni irregolari nel tempo e nella quantità che possono arrivare ad una diminuzione della luminosità anche del 22%.
L'ipotesi sull'origine della strana luce emessa dalla misteriosa stella includono: la possibilità di un difetto degli strumenti di misurazione, uno sciame di comete, oppure il risultato di un impatto su scala planetaria. 
Tuttavia secondo il portale The Atlantic, Jason Wright, un astronomo della Pennsylvania State University, offre un'altra interpretazione: "La vita extraterrestre dovrebbe essere l'ultima ipotesi da prendere in considerazione, ma quello che vediamo sembra essere proprio il prodotto di una civiltà aliena".


Fonte: RT

02/10/15

Marshenge, la Stonehenge di Marte

I cacciatori di UFO sostengono di aver fatto la scoperta più clamorosa di tutti i tempi su Marte, dopo aver individuato una "versione di Stonehenge" sul Pianeta Rosso.
A dispetto di tutti gli elementi di prova forniti dalla NASA, i cospirazionisti insistono che sul pianeta rosso è esistita in passato un'antica civiltà che è stata spazzata via da una guerra nucleare.
"Marshenge", come è stata prontamente battezzata questa ipotetica struttura, è solo l'ultima di una serie di cosiddette scoperte che annoverano strutture piramidali, “antiche statue” ed altre rovine di vario genere e che i ricercatori di alieni sostengono di aver individuato nelle immagini della superficie marziana scattate dalle sonde della NASA a partire dagli anni settanta.
Nessuna di queste scoperte però li ha entusiasmati più di questa nuova "struttura monolitica".
Infatti Scott C. Waring, autore del blog “UFO Sightings Daily”, afferma: "Si tratta di qualcosa di straordinario. E’ formato da due cerchi di pietre con un quadrato al centro."

Marshenge

Stonehenge

Egli ha anche affermato di aver scoperto strutture simili in altre immagini della NASA: "sono sempre a forma di cerchio, a volte sono formate da grandi rocce, a volte da rocce più piccole, ma sorgono sempre su piccole colline".
Da parte sua invece, lo youtuber Mister Enigma ha definito questa scoperta “pazzesca”.
In un video su Marshenge, pubblicato su YouTube, egli ha definito questa struttura: "una piattaforma perfettamente circolare con uno strano gruppo di pietre che emergono da essa".
"Sembra stranamente simile al sito che qui sulla Terra si trova a Amesbury, nel Wiltshire, noto come Stonehenge”, ha aggiunto.


Queste le dichiarazioni sensazionalistiche dei “cacciatori di alieni”. 
In realtà si tratta dell'immagine di alcune formazioni rocciose riprese sul pianeta rosso da HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment), la fotocamera installata a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter. La foto non è proprio recentissima poiché risale al 24 settembre del 2012 e solo recentemente è diventata famosa dopo la pubblicazione sul canale YouTube di Mister Enigma e sul blog di Scott C. Waring, che, a onor della cronaca, non sono esattamente il massimo dell'affidabilità.
L'immagine originale, catturata nella zona di Nilosyrtis Mensae, mostra una zona di rocce sedimentarie con processi di stratificazione. Inserita in questo contesto c'è effettivamente una formazione rocciosa che si scorge dall'alto, sopra un promontorio dalla forma circolare.

L'immagine originale, frame ESP_036684_2085

Come si può notare, si tratta di una formazione veramente curiosa.
Di seguito si può vedere l'estratto dell’immagine della zona in questione, come appare senza essere ingrandita e migliorata nel contrasto.

L'immagine originale in scala di grigi

Per dimostrare la sua presunta origine artificiale, Waring ha provato a sostenere che le pietre sono messe in una posizione non casuale, disegnando un quadrato dentro un cerchio. In realtà il disegno è una forzatura, dato che i punti di riferimento non sono univoci.

La disposizione delle pietre secondo Scott Waring

In definitiva, oltre a prendere in considerazione il classico fenomeno della pareidolia, si deve tenere conto che tali cerchi di pietra possano formarsi anche a causa di processi naturali, simili a quelli osservati anche qui sulla Terra, come il ciclo di congelamento-scongelamento del permafrost, capace di posizionare le pietre in configurazioni circolari e poligonali sui pendii più bassi.

30/09/15

La clamorosa scoperta della presenza di acqua su Marte

E' ufficiale: la NASA ha scoperto le prove dell’esistenza di ruscelli d'acqua stagionali su Marte. La comunità astronomica è esaltata, la comunità geologica è esaltata... e si può o meno essere esaltati, il che è perfettamente comprensibile.
Ma ecco i cinque motivi per cui si lo si dovrebbe essere:

1. Potrebbe indicare realmente che un tempo la vita era presente su Marte.

La questione se c'è vita su Marte ha affascinato gli scienziati sin dal XIX secolo, ma la catena dell'evoluzione sulla Terra è dipesa dall'acqua, qualcosa che su Marte sembrava mancare. Ora che sappiamo per certo che l'acqua marziana esiste, il passo logico successivo è verificare l’esistenza di eventuali microbi.

2. L’esistenza della vita nel passato di Marte potrebbe avere enormi implicazioni per la vita sul nostro pianeta.

Marte è vecchio 4,5 miliardi di anni, quindi non è escluso che non più tardi di qualche centinaio di milioni di anni fa fosse brulicante di vita. Se scopriamo che Marte una volta ha ospitato un ecosistema planetario complesso, capire come può averlo perso potrebbe aiutare ad evitare che la Terra subisca la stessa sorte.
Inoltre: esiste una scuola di pensiero che afferma che i primi microbi terrestri potrebbero essere arrivati da Marte, e uno sguardo dettagliato ad eventuali organismi marziani (viventi o fossili) potrebbe aiutare a rispondere a questa domanda.

3. Ci ricorda che il modello del "pianeta secco" dell'universo non è aggiornato.

Nella seconda metà dell’ottocento, gli astronomi Giovanni Schiaparelli e Percival Lowell avevano osservato quelli che ritenevano essere canali artificiali sulla superficie di Marte e che secondo le loro ipotesi erano la prova dell’esistenza di una civiltà avanzata sul pianeta rosso.
L’idea che Marte fosse un pianeta misterioso e potenzialmente brulicante di vita era ancora abbastanza in voga nel 1964, quando andava in onda negli Stati Uniti la seconda stagione di "My Favorite Martian" ("Il mio amico marziano"), e nella prima stesura di Star Trek il signor Spock era descritto come “probabilmente mezzo marziano".
Questa ipotesi era stata definitivamente accantonata nel 1976, quando il lander Viking 1 aveva inviato le foto di un arido deserto roccioso ed aveva suggerito che tutto l’universo era in gran parte costituito da rocce aride e senza vita.
Adesso però sembra che Marte non sia proprio del tutto arido e pertanto potrebbe essere anche non privo di vita.

4. Se l’acqua è comune nell'universo, allora di conseguenza potrebbe esserlo anche la vita.

Nelle variabili dell'equazione di Drake, ci si riferisce al numero medio di pianeti abitabili per stella. La nostra definizione di "abitabile" è soggetta a modifiche, tuttavia l'acqua è sempre stata storicamente un componente chiave di tale definizione. La presenza di acqua sulla Terra e su Marte, suggerisce che l’acqua e, di conseguenza, la vita potrebbero essere molto più comuni di quanto inizialmente si pensasse.


5. Ci ricorda che in realtà non sappiamo molto dell'universo.

Al di fuori della Terra (che ha ancora un sacco di segreti), non c'è nessun pianeta che conosciamo meglio di Marte. Abbiamo speso più di mezzo secolo per mappare la sua superficie in dettaglio, analizzare migliaia campioni chimici, e così via, ed abbiamo scoperto solo adesso che ha flussi di acqua salata stagionali. Quindi, quanto sappiamo realmente del resto del sistema solare, ancora prima che dell'universo nel suo insieme?

27/06/15

La roccia piramidale fotografata dal rover Curiosity su Marte

Una foto scattata dal Mars Curiosity Rover nel mese di maggio 2015 mostra quella che sembra essere una piccola piramide sulla superficie del pianeta. Questa non è la prima piramide trovata su Marte e si unisce ad un crescente elenco di piramidi trovate su altri corpi celesti oltre la Terra. Sono in qualche modo collegate alle nostre piramidi?
La foto è stata scattata nella zona Sol 978 del Jocko Chute, un nomignolo utilizzato dalla NASA per indicare il passaggio a sella ad ovest della regione Jocko Butte. Si stima che la piramide sia alta circa un metro e mezzo, di conseguenza gli ipotetici costruttori erano di piccola statura, oppure era un modello per una struttura più grande o infine è la cima di una piramide che è sepolta sotto il suolo marziano (Nota: tralasciando ovviamente la spiegazione più semplice: si tratta di una roccia a forma piramidale).

Immagine del Jocko Chute su Marte, la piramide si trova in alto a destra

Diverse piramidi (o rocce a forma di piramide per gli scettici) sono state trovate su Marte nel corso degli anni. Le prime piramidi significative sono state scoperte l'8 febbraio 1972 dalla sonda Mariner 9 in una zona chiamata Elysium Planitia. Nel 1976, i veicoli spaziali Viking 1 e Viking 2 tornarono a fotografare meglio queste piramidi e ne trovarono altre nella zona conosciuta come Cydonia Mensae, insieme al famoso volto gigante di Marte.

La celebre "faccia marziana" di Cydonia

E non sono solo su Marte. La scorsa settimana il veicolo spaziale Dawn ha inviato nuove immagini da Cerere compresa una foto di quella che sembra essere una gigantesca piramide sul pianeta nano.

La montagna a forma di piramide di Cerere ripresa dalla sonda Dawn

Nel mese di ottobre 2014, la sonda spaziale Rosetta ha inviato le immagini di una struttura piramidale sulla superficie della cometa 67P.

La montagna a forma di piramide sulla cometa 67P chiamata non a caso "Cheope"

Infine, nel mese di luglio 2014 sono state scoperte alcune immagini dell’asteroide 1999-RQ36, l'obiettivo di una prossima missione NASA che dovrebbe riportare sulla terra un campione di roccia di un asteroide, che mostrano la presenza di una struttura piramidale enorme se relazionata alle dimensioni dell’asteroide stesso.

La piramide dell'asteroide 1999-RQ36: si tratta di un fake

Abbiamo così quattro piramidi extraterrestri scoperte in meno di un anno, oltre a quelle già individuate su Marte e sulla Luna in una foto dell’Apollo 17.

La "piramide" fotografata dall'Apollo 17 in realtà è un pezzo del rover lunare

Fin qui quanto tradotto da Mysterious Universe.
Ma sono state effettivamente individuate tutte queste piramidi su altri pianeti?
Cerchiamo di capire come stanno effettivamente le cose.
Sulle piramidi e sulla faccia di Cydonia dovrebbe essere superfluo soffermarsi, poiché è ormai assodato che si trattava di un gioco di prospettive, luci ed ombre così come stabilito dalle missioni spaziali successive ai Viking 1 e 2. Per maggiori dettagli consiglio questo articolo di Universe Today in inglese e con un video esplicativo.
La piramide individuata grazie alla foto della missione Apollo 17 è una bufala conclamata, come viene dettagliatamente spiegato in questa discussione dell’ UFO - Mystery NetWork Forum.
Anche la piramide dell’asteroide 1999-RQ36 è un fake, come riportato in questa discussione del forum UFOonline.
La piramide fotografata dalla sonda Rosetta sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko è solo una roccia dalla forma piramidale, come descritto in questo articolo di Scienze Notizie.
La piramide immortalata dal Mars Curiosity Rover è anch'essa una roccia spigolosa come spiegato in questo articolo in inglese su  USA Today.
Infine, stesso identico discorso per il pianeta nano Cerere: nessuna struttura artificiale, ma una montagna a forma piramidale, come riportato su MeteoWeb.
Ne segue che, almeno per il momento, non è stata scoperta nessuna piramide artificiale al di fuori del nostro pianeta.   

18/05/15

La slide che mostra il presunto alieno di Roswell

Nelle intenzioni dell'ufologo messicano Jaime Maussan il 5 maggio 2015 doveva essere una data storica: finalmente sarebbero state mostrate al mondo intero le foto degli alieni ritrovati dopo il presunto ufo-crash di Roswell nel 1947, la famosa "pistola fumante".
L'evento era stato ampiamente pubblicizzato nei mesi precedenti, tanto che in molti avevano fatto dei paragoni con il famigerato video di Ray Santilli che, guarda caso, risale esattamente a vent'anni fa. Particolare non da poco: solo per assistere alla conferenza in streaming occorreva versare 20 dollari.
Il convegno in pratica era incentrato sulla proiezione di due diapositive che mostrerebbero le immagini di una presunta creatura aliena. Queste foto sarebbero state scattate di nascosto alla fine degli anni quaranta.

L'ufologo messicano Jaime Maussan

Come affermato da Maussan, le foto effettivamente sono risultate autentiche, solo che il soggetto di quelle foto non è assolutamente un extraterrestre come si è voluto far credere.
In realtà, molti dubbi erano emersi già quando in rete era iniziata a circolare una prima immagine delle slides, fatta volutamente trapelare per evidenti questioni di marketing.
Inoltre nella foto si vede chiaramente parte di una figura femminile il cui abbigliamento difficilmente può essere riconducibile ad ambienti militari impegnati nel recupero di una entità aliena, in realtà sembra più la visitatrice di un museo che osserva una teca.

La seconda slide del presunto extraterrestre presentata alla conferenza di Maussan


Tuttavia a fugare ogni dubbio sul fatto che si trattasse di una bufala colossale è bastato analizzare la seconda slide dove è possibile leggere il contenuto della targhetta posta alla base della teca che contiene il presunto visitatore alieno.

La scritta sulla targhetta infatti riporta approssimativamente il testo seguente:

Mummia di un bambino di due anni

al momento della sepoltura il corpo era avvolto da una xxx-xxx camicia in cotone

Gli involucri di sepoltura consistevano di queste piccole coperte di cotone

Xxxxxed dal X.I. Xxxxxx, San Francisco, California.

Il ricercatore Ted Molczan suggerisce che la prima parola nell'ultima riga è "Donato", e la parola prima di "San Francisco" è "Museo" (fonte:Bad UFOs).


Un ingrandimento della targhetta posta sulla teca

La verifica di quanto sia corretta la frase decifrata arriva dalla scoperta di una nota pubblicata nel settembre 1938, Volume III, Numero 1, dal Parco Nazionale di Mesa Verde in cui è descritta la stessa mummia, ospitata presso il loro museo ed appartenente ad un bambino di due anni.
Infatti il testo estratto dalla nota, e tradotto in italiano, è il seguente:
“Recentemente il museo del parco ha ricevuto una splendida mummia quando il signor S.L. Palmer Jr. di San Francisco ha restituito quello che suo padre aveva preso dalle rovine nel 1894. La mummia è di un bambino di due anni e si trova in un ottimo stato di conservazione. Al momento della sepoltura il corpo era vestito con una camicia e tre piccole coperte di cotone. Frammenti di queste sono ancora sulla mummia.”

La nota del Parco Nazionale di Mesa Verde

Come si vede le due frasi sono molto simili (fonte: UFO of Interest).
Questo dovrebbe essere sufficiente per mettere la parola fine all’intera questione: le foto ritraggono la mummia di un bambino di due anni esposta al museo del Parco Nazionale di Mesa Verde e tutta l'operazione risulta un falso clamoroso, proprio come l'autopsia aliena di venti anni fa.
18.5.15 1 comment » by Admin
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