Il portale dell'Universo Sconosciuto: Scienza & Mistero
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06/02/18

Una immagine di WISE delle stelle più vicine viste all'infrarosso

Dopo aver analizzato centinaia di milioni di oggetti nel nostro cielo all’infrarosso, il telescopio spaziale Wide-Field Infrared Survey Explorer della NASA (WISE) non ha trovato alcuna prova dell’esistenza dell’ipotetico corpo celeste del nostro Sistema Solare comunemente noto come “Pianeta X”.
In precedenza, diversi ricercatori avevano teorizzato l’esistenza di questo grande ma invisibile oggetto che si sospettava fosse localizzato oltre l’orbita di Plutone. Oltre a “Pianeta X”, l’oggetto aveva collezionato altri soprannomi, tra i quali “Nemesis” e “Tyche”.
Questa recentissima ricerca, che ha esaminato tutti i dati raccolti da WISE che coprono l’intero cielo in luce infrarossa, ha stabilito che non esiste alcun oggetto delle dimensioni di Saturno o superiori a meno di 10.000 unità astronomiche (UA) dal Sole e nessun oggetto più grande di Giove a meno di 26.000 UA dal Sole. Una unità astronomica è pari a circa 149 milioni di km cioè la distanza della Terra dal Sole. La Terra si trova ovviamente ad 1 UA, Plutone a circa 40 UA.
“Con ogni probabilità il sistema solare esterno non contiene un pianeta gigante gassoso e neppure una piccola stella compagna del Sole” ha detto Kevin Luhman del Center for Exoplanets and Habitable Worlds della Penn State University, autore di un articolo sull’Astrophysical Journal che descrive i risultati della ricerca.
Tuttavia le ricerche del WISE non sono state infruttuose, un secondo studio rivela infatti la presenza di migliaia di oggetti sino ad ora sconosciuti e relativamente vicini al nostro sistema solare: si tratta di stelle e di oggetti molto più freddi chiamati nane brune.
“Grazie all’esame dei dati di WISE sono stati scoperti sistemi stellari vicini mai individuati in precedenza” ha detto Ned Wright della University of California di Los Angeles, il ricercatore principale della missione.

Un'altra immagine all'infrarosso delle stelle più vicine

Il secondo studio di WISE, che si è concentrato sugli oggetti al di fuori del sistema solare, ha scoperto 3.525 tra stelle e nane brune entro un raggio di 500 anni luce dal nostro Sole.
“Stiamo trovando oggetti che prima erano stati completamente ignorati”, ha detto Davy Kirkpatrick del NASA's Infrared and Processing Analysis Center del California Institute of Technology a Pasadena. Kirkpatrick è l’autore principale del secondo articolo pubblicato sulla rivista Astrophysical Journal.
La missione del WISE è durata per tutto il 2010 sino ai primi mesi del 2011, durante questo periodo il telescopio spaziale ha eseguito due scansioni complete del cielo all’infrarosso con un intervallo di sei mesi l’una dall’altra. L’indagine ha permesso di catturare le immagini di quasi 750 milioni di asteroidi, stelle e galassie.
Nel novembre 2013 la NASA ha pubblicato i dati di tutte le immagini raccolte che consentono agli astronomi di confrontare le due scansioni complete del cielo alla ricerca di oggetti in movimento. In generale, nelle immagini di WISE gli oggetti che sembrano muoversi rapidamente nel tempo sono proprio quelli più vicini.
In base a questo criterio sono stati scoperti alcuni corpi celesti molto vicini. Tra questi spiccano una stella situata a circa 20 anni luce di distanza nella costellazione della Norma ed una coppia di nane brune situate a soli 6,5 anni luce. Si tratta del più vicino sistema stellare scoperto negli ultimi cento anni.

Il terzo sistema stellare più vicino al Sole, denominato WISE J104915.57-531906

Tuttavia nonostante il grande numero di oggetti vicini al nostro sistema solare scoperti da WISE, non vi è alcuna traccia del “Pianeta X”.
L’esistenza di questo oggetto era stata ipotizzata a suo tempo per spiegare la ciclicità delle estinzioni di massa: un pianeta gigante oppure una piccola stella presenti nelle zone più esterne del sistema solare ad ogni loro passaggio vicino alla Nube di Oort avrebbero scagliato un certo numero di comete verso i pianeti più interni come la Terra. Questa teoria però era stata scartata ancora prima dello studio di WISE poiché studi più approfonditi sulle estinzioni di massa avevano stabilito che in realtà non esisteva alcuna periodicità.
Un’altra ricerca invece postulava l’esistenza del Pianeta X per spiegare presunte irregolarità nelle orbite delle comete. I risultati di WISE hanno definitivamente smentito tutte queste teorie.
Le ricerche di WISE inoltre hanno permesso di scoprire molti oggetti che prima erano totalmente sconosciuti, suggerendo che nei suoi dati vi siano ancora molti altri corpi celesti che aspettano di essere scoperti.
“Ci aspettiamo di scoprire ancora molte altre stelle con WISE. Non conosciamo le vicinanze del nostro Sistema Solare così come si potrebbe pensare”, ha concluso Wright.
Il telescopio WISE è stato messo in letargo dopo aver completato la sua missione primaria nel 2011. E’ stato riattivato nel 2013, rinominato in NEOWISE ed è stato assegnato ad una nuova missione per aiutare la NASA nell’identificazione di oggetti vicini alla Terra e potenzialmente pericolosi. NEOWISE pertanto studierà asteroidi e comete per comprenderne meglio le dimensioni e la composizione.

Fonte: NASA

09/12/16

Il Lunar Reconnaissance Orbiter scopre una base aliena sulla Luna?

Un oggetto insolito sulla superficie della luna sarebbe stato catturato dal Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), una sonda spaziale statunitense progettata per esplorare il satellite naturale della Terra, come descritto nel video seguente.


Nelle immagini si intravede un oggetto dalla geometria particolare, che non ha mancato di allertare i cosiddetti "cacciatori alieni". 
Gli ufologi, impressionati dalla forma dell'oggetto, sostengono che si tratta di una base aliena costruita da una civiltà aliena molto progredita e non credono che si tratti solo di una roccia dalla forma particolare. 
La NASA dal canto suo ha avvertito che molte persone in questo tipo di immagini vedono quello che vogliono, piuttosto ciò che esiste realmente. (Fonte)
A questo si aggiunga il fatto che lo youtuber che ha postato il video, l’utente Streetcap1, non sia esattamente il massimo dell’affidabilità, poiché già autore di diversi fake, come spiegato qui e qui, inoltre è citato anche nella black-list di UFO Theater.
E questo dovrebbe bastare a farsi un’idea di quanto sia reale questa base aliena sulla Luna...

09/07/16

Phobos, uno dei due satelliti di Marte

Il 28 marzo 1988 la sonda sovietica Phobos 2, in missione in orbita intorno a Marte, scomparve misteriosamente senza lasciare traccia. Ufficialmente la vicenda fu archiviata come incidente, tuttavia sin dal primo momento cominciarono a circolare strane voci sulle foto che la sonda aveva inviato sulla Terra prima che si perdessero i contatti. Queste immagini, definite dai tecnici russi "molto notevoli", avrebbero mostrato sulla superficie marziana l'ombra di "qualcosa che non dovrebbe esistere", inoltre l'ultima foto scattata dalla sonda non sarebbe stata resa pubblica perché definita "troppo sconvolgente". Facendo riferimento a questa foto in una conferenza stampa nel 1991 il colonnello dell'aeronautica russa Marina Popovich parlò del "primo indizio certo della presenza di un'astronave-madre aliena nel sistema solare".
La sonda Phobos 2 fu lanciata dall’Unione Sovietica il 12 luglio 1988, faceva parte del Programma Phobos che comprendeva anche la sonda gemella Phobos 1 lanciata cinque giorni prima, il 7 luglio.Benché si trattasse di un progetto sovietico, alla missione parteciparono altre 14 nazioni, tra cui Svezia, Svizzera, Austria, Francia, Germania Ovest e Stati Uniti d'America.

L’obiettivo principale del programma Phobos era ovviamente la prima esplorazione dell’omonimo satellite di Marte, inoltre erano previste l’analisi della corona e della cromosfera solare tramite la misurazione dell’intensità e della temperatura del plasma durante il viaggio di 120 milioni di km verso il pianeta rosso e lo studio dell’atmosfera, in particolare della ionosfera, e della superficie di Marte.
La sonda, lanciata con razzo vettore Proton, era di tipologia orbiter, cioè un veicolo spaziale progettato esclusivamente per studiare un corpo celeste orbitandovi attorno, senza atterrare sulla superficie dello stesso. Pesava 6200 kg ed era costituita principalmente da un modulo cilindrico pressurizzato per gli strumenti scientifici e da una struttura di base per i motori di navigazione ed il propellente.
La sonda Phobos2 era dotata, tra gli altri strumenti, di un Termoscan che avrebbe dovuto effettuare la mappatura termica della superficie di Marte e di due lander, veicoli che, a differenza degli orbiter, sono progettati per atterrare e sostare sulla superficie di un corpo celeste, che dovevano essere sganciati in prossimità del satellite di Marte per atterrare su due punti diversi della sua superficie. Il primo lander, denominato Hopper, avrebbe dovuto muoversi sulla superficie tramite un sistema a molla che praticamente gli consentiva di muoversi a balzi, il secondo chiamato "Penetrator" era invece fisso e avrebbe dovuto analizzare la composizione della superficie.
Infine, la sonda disponeva di un particolare sistema laser, detto Laser-D, che, nel momento di massimo avvicinamento al satellite ne avrebbe dovuto colpire la superficie per vaporizzare le rocce e permetterne così un’analisi spettroscopica.
Il 29 gennaio 1989 la sonda raggiunse Marte e si immise in orbita ellittica. A questo punto, guidata dalla Terra, si pose in orbita circolare ed iniziò le prime riprese.
Il programma prevedeva che la sonda si sarebbe avvicinata gradualmente sino ad arrivare a circa 35 km dalla superficie di Phobos in modo da dare inizio a tutti i complessi esperimenti di misurazione ed allo sgancio dei due lander.
Il 28 marzo, ormai alla vigilia della fase finale della missione, lo sgancio dei lander era stato pianificato per il 9 aprile, vennero persi i contatti a causa di un’avaria del sistema di assetto della sonda, forse causato da dati errati del radio altimetro.
L'agenzia di stampa ufficiale sovietica, la TASS, riportò in un comunicato che la sonda "aveva perso il contatto con la Terra dopo aver completato una serie di manovre attorno alla luna di Marte, Phobos. Gli scienziati non sono stati in grado di ripristinare il collegamento radio".
Tre mesi dopo, pressate dalle richieste di chiarimenti avanzate da tutte le agenzie spaziali straniere che avevano partecipato all'organizzazione della missione, le autorità sovietiche diffusero una specie di breve documentario realizzato montando una selezione delle immagini trasmesse dalla sonda negli ultimi momenti di contatto, prima della perdita improvvisa di ogni collegamento.
Da questo documentario sono estrapolate le foto seguenti. 

Linee misteriose sulla superficie di Marte visibili all'infrarosso


Questa prima immagine evidenzia una serie di linee diritte, alcune corte, altre lunghe alcune sottili, altre abbastanza larghe da assumere l’apparenza di rettangoli.
La particolarità di questa foto è che scattata da una camera ad infrarossi, pertanto le linee ed i rettangoli dovrebbero essere la rappresentazione di emissione di calore.
A tale proposito, il dottor John Becklake del London Science Museum definì la struttura come "assai enigmatica", definendo questa formazione di linee parallele e rettangoli una specie di ciclopico termosifone dato che coprono un’area di quasi quasi seicento chilometri quadrati di superficie marziana.
Secondo Boris Bolitsky, corrispondente scientifico di Radio Mosca, prima che si perdesse il contatto radio con "Phobos 2", la sonda trasmise verso la Terra alcune immagini di strutture descritte dai tecnici russi come "molto notevoli". Un articolo riportato dalla rivista inglese "New Scientist" l'8 aprile 1989 ne parla così: "Queste singolari strutture possono trovarsi o sulla superficie di Marte o negli strati inferiori dell'atmosfera marziana. Sono ampie 20/25 chilometri e non somigliano ad alcuna formazione geologica nota. Sono lunghe e sottili, e determinano interesse e sconcerto".

Ombra ellittica sulla superficie marziana


La seconda foto inquadra un’ombra ellittica sulla superficie di Marte che sembrerebbe proiettata da un oggetto di grandi dimensioni posto nell’atmosfera marziana.
Sempre secondo il dottor Becklake, l'ombra doveva appartenere ad un oggetto che si trovava "tra la sonda sovietica in orbita e Marte, perché è possibile vedere la superficie marziana sotto di essa"; e aggiunse che l'oggetto era stato ripreso sia dalla macchina fotografica ottica che da quella a raggi infrarossi, sensibile al calore.
Infine, all’epoca si parlava dell’esistenza di un'immagine trasmessa dalla telecamera di bordo, l'ultima prima dell'interruzione dei collegamenti, che era stata coperta dal segreto più assoluto perché "troppo sconvolgente".
Non si riesce a capire se quest’ultima fantomatica “immagine sconvolgente” sia la stessa che in seguito venne fornita ai giornali occidentali dal colonnello Marina Popovich, pilota e astronauta russa da sempre interessata ai fenomeni UFO. In una conferenza sugli UFO tenutasi nel 1991, la Popovich diede ai ricercatori presenti varie informazioni da lei fatte uscire "di contrabbando" dalla ormai ex Unione Sovietica. In particolare, parlò del "primo indizio certo" della presenza di un'astronave-madre aliena nel sistema solare".In base alle sue affermazioni, l'ultima immagine nota trasmessa da Phobos 2 sarebbe la foto di un'astronave gigantesca di forma cilindrica: una struttura enorme, lunga approssimativamente 20 chilometri e con un diametro di un chilometro e mezzo. Questa astronave-madre, dalla "tradizionale" forma a sigaro, sarebbe stata fotografata il 25 marzo 1989, mentre era collegata o "parcheggiata" vicino a Phobos, la luna marziana. Proprio dopo aver radiotrasmesso il "fotogramma" verso Terra, la sonda automatica sarebbe sparita misteriosamente, come se fosse stata distrutta o disattivata da un non meglio precisato impulso d'energia.

Un UFO vicino al satellite Phobos?

In questa foto si vede effettivamente il satellite Phobos con vicino un oggetto di forma allungata, che sembrerebbe cilindrica o sigariforme che dir si voglia.
Vediamo ora di capire quanto siano attendibili le notizie riportate.
Dovremo esaminare i seguenti punti:

1. Verificare anzitutto se le foto sono reali e, in caso affermativo, analizzare cosa si vede effettivamente nelle stesse, se possono essere formazioni naturali oppure effetti ottici

2. Capire se è mai andato in onda il documentario dal quale sono estrapolate le foto

3. Se Boris Bolitsky, corrispondente scientifico di Radio Mosca esiste veramente ed ha fatto quelle affermazioni

4. Se il dottor John Becklake esiste veramente, lavora (o ha lavorato) al London Science Museum e se gli si possono attribuire le affermazioni di cui sopra sulle foto

5. Se il colonnello Marina Popovich, pilota e astronauta russa esiste veramente ed è effettivamente un colonnello (od ex-colonnello) pilota e astronauta e se effettivamente ha rilasciato quelle dichiarazioni

Cominciamo con prima la foto con relativo ingrandimento.

Hydraote Chaos



Questa foto può benissimo rientrare nella categoria di tante anomalie, come la famosissima faccia di Cydonia o altre presunte strutture artificiali che poi, ad un’analisi approfondita, si sono rivelate semplici formazioni naturali. Ricordo che le immagini con una risoluzione inferiore oltre a mostrare meno dettagli tendono a creare anche regolarità là dove non ci sono a causa degli algoritmi stessi che sono alla base delle trasmissioni e della codifica dei dati. In altre parole, si tratta di foto di qualità non eccelsa come si può chiaramente evincere dalla presenza di pixel grossolani.
Esaminandole più attentamente si vede che le linee non sono poi così regolari, effettivamente con un poco di fantasia, potrebbero ricordare la pianta di una città, tuttavia ripeto che la foto è troppo a bassa risoluzione per essere presa in considerazione.
Da altre fonti ho scoperto che il frame inquadra una porzione di una regione denominata Vallis Marineris Canyon System e che lo stesso frame è stato utilizzato per un’altra bufala: la città di Hydraote Chaos, per maggiori informazioni visitare questo indirizzo.
Ombra di Phobos sulla superficie marziana

Questa immagine invece altro non è che l’ombra del satellite Phobos proiettata sulla superficie marziana, la stessa immagine si vede in quest'altra foto molto più recente scattata nel 2005 dal Mars Express.

Ombra di Phobos sulla superficie marziana, foto del 2005

Il link originale è questo, e direi che su questa immagine non c’è molto altro da dire se non che il vero mistero è che sia stata spacciata per un mistero e scusatemi il gioco di parole.

Passiamo ora alla foto più famosa, l'ultima che dovrebbe rappresentare una gigantesca astronave aliena lunga 20 chilometri.
L'ultima foto della sonda Phobos 2

Già questa affermazione di per sé è molto azzardata, poiché non c’è modo di stabilire con precisione le dimensioni di un oggetto catturato dalla macchina fotografica se non ricorrendo a calcoli di triangolazione con altri oggetti di dimensioni e distanza noti, tutte le altre considerazioni che si possono fare sono solo supposizioni arbitrarie prive di qualsiasi fondamento.
Tuttavia il punto è un altro: non si tratta di un oggetto reale, bensì di un artefatto digitale dovuto probabilmente ad un difetto di trasmissione o ad un difetto dei sensori.
Infatti ho trovato questo articolo che mi è sembrato molto serio, dove l’autore spiega di aver visto una lunga sequenza di foto scattate dalla sonda al satellite Phobos su diverse frequenze dello spettro ottico.
L’autore indica questo link che però non è più valido, per cui personalmente non sono riuscito a trovare le immagini originali, tuttavia la fonte mi sembra veramente attendibile perché stiamo parlando del sito ufficiale dell’organizzazione The Planetary Society fondata nientemeno che dal grande scienziato e divulgatore Carl Sagan.
Nel frame seguente è rappresentata tutta la sequenza delle foto, scattate all’infrarosso, dove compare un artefatto digitale, la nostra astronave, che compare in tutte le foto con dimensioni diverse; dalla sequenza emerge chiaramente che si tratta di un difetto ottico, magari un problema di trasmissione dei dati. L’artefatto inoltre compare anche in immagini scattate a febbraio, quindi un mese prima della scomparsa della sonda.
Sequenza di foto all'infrarosso scattate dalla sonda Phobos 2

La foto seguente è una particolare immagine di questa sequenza, secondo l’autore si tratta dell’immagine 2550033 che è stata scelta non a caso per diffondere la bufala, dico “secondo l’autore” perché non sono riuscito a trovare la sequenza originale, se qualcuno riesce a trovare queste foto non esiti a contattarmi.
Infine se qualcuno nutre ancora qualche dubbio sulla veridicità di tutta la storia, basta che guardi la data riportata sulla famigerata “ultima foto”: indica chiaramente il 25 marzo 1988, cioè tre giorni prima che si perdesse il contatto !

Immagine 2550033: artefatto digitale

Vediamo che già con la sola analisi delle immagini siamo rapidamente giunti alla conclusione che si tratta di una bufala montata ad arte tramite alcune foto ed alcune dichiarazioni, o presunte tali, di personaggi più o meno autorevoli; andiamo però avanti esaminando anche i nomi coinvolti in questa storia.

Cominciamo con il corrispondente di radio Mosca Boris Bolitsky: in rete non sono riuscito a trovare nient’altro su questo nome che non sia collegato alle sue affermazioni su Phobos 2, come detto sopra se qualcuno riesce a trovare informazioni a riguardo può scrivere tranquillamente, anzi ogni informazione è sempre ben accetta.

Su John Becklake ho trovato informazioni a questo indirizzo.
Non sono sicuro di aver tradotto alla perfezione, ma grosso modo le informazioni sono le seguenti: ha studiato alla Exeter University conseguendo una laurea in fisica ed un dottorato in Fisica dell’Atmosfera; dopo aver terminato gli studi nel 1967 ha lavorato nell'industria per diversi anni prima alla EMI e poi alla Marconi Space e Sistemi di Difesa. E’ entrato nello Science Museum di Londra nel 1972 come "curator of Space and Modern Technologies" che potremmo tradurre come addetto delle tecnologie spaziali e moderne. Ha occupato questo posto per oltre venti anni fino a quando è andato in pensionamento anticipato come “Head of Engineering” nel 1994.
Dopo questa data ha lavorato come freelance nel settore della pubblicazione collaborando inoltre con la British Interplanetary Society e con il Observatory Science Centre di Herstmonceux.
Siamo quindi di fronte ad uno studioso di una certa rilevanza e competenza.

A questo punto sembra che effettivamente nel settembre 1989 sia andato in onda sull’emittente TV inglese Channel 4 un documentario sulla vicenda del Phobos 2 dove sono andate in onda le foto 1 e 3 e dove il dottor Becklake faceva le sue affermazioni.
In rete ho trovato il video seguente dove il dottor Becklake compare intorno al minuto 3:35, sarebbe interessante che qualcuno lo traducesse per confermare o smentire quanto riportato. Mi sembra strano però che uno studioso di questo calibro si sbilanci su una foto a così bassa risoluzione e su un’altra che riporta l’ombra di Phobos.


Questo ci porta al punto 2: capire se è mai andato in onda il documentario dal quale sono estrapolate le foto. Secondo le informazioni trovate è andato in onda nel mese di settembre del 1989 e dovrebbe essere effettivamente il video di cui sopra, tuttavia questa informazione non è certa.
Vediamo infine chi è Marina Popovich, traducendo in italiano quanto riportato sull’edizione inglese di wikipedia: “Marina Popovich (Mari'na Lavre'ntievna Popo'vich, nata Vasi'liyeva) è nata il 20 luglio 1931 a Leonenki, Smolensk Oblast ed è un ex colonnello dell'aeronautica Sovietica, ingegnere e leggendario pilota collaudatore sovietico che detiene 107 record mondiali aerei ottenuti con oltre 40 tipi di velivoli. E’ uno dei piloti più famosi della storia russa, e uno dei piloti più importanti di tutti i tempi. Marina Vasilieva è stata un pilota dell'Air Force sovietica e dal 1964 anche un pilota collaudatore militare. Ha scritto nove libri e due sceneggiature. Tra le tante onoreficenze, è stata premiata come Eroe del Lavoro Socialista, e le è stato conferito l'Ordine del Coraggio da Vladimir Putin in persona nel giugno 2007.”

Il Colonnello Marina Popovich

Sembra quindi che abbiamo di fronte una specie di eroe nazionale, quindi una persona di tutto rispetto che però a quanto si legge nei vari siti ufologici, una volta andata in pensione ha sposato la causa dell’ufologia.
Magari presa da questo entusiasmo nel 1991 in una conferenza stampa ha presentato la foto 5 senza rendersi prima conto che si trattava di un artefatto digitale, un difetto di trasmissione come visto sopra.
In conclusione:

1. Le foto sono reali, ma la prima è a una risoluzione così bassa da non essere significativa, la seconda non è altro che l’ombra di Phobos sulla superficie marziana e la terza è un difetto di trasmissione.

2. Il documentario originale, o comunque un suo spezzone, dovrebbe essere andato in onda nel settembre del 1989 sul canale inglese Channel 4.

3. Su Boris Bolitsky non sono riuscito a trovare nulla

4. Il dottor John Becklake esiste veramente ed ha lavorato al London Science Museum, devo però capire cosa ha effettivamente affermato in merito alle foto dell'ellisse e delle linee squadrate, sarebbe gradito un aiuto in merito

5. Il colonnello Marina Popovich è un personaggio reale, anzi un eroe nazionale russo, tuttavia il fatto che sia un’ufologa convinta non garantisce la sua imparzialità e rimane sempre il problema che non si è resa conto che la famosa "ultima foto" riportava semplicemente un artefatto digitale.

In definitiva credo che possiamo affermare che il mistero del Phobos 2 in realtà è una delle tante “balle spaziali” che circolano in rete.

01/04/16

Il misterioso monolite fotografato dalla sonda New Horizons su Plutone

Hanno esaminato le foto per settimane, hanno eseguito tutte le analisi possibili, vagliato tutte le ipotesi disponibili, ma alla fine gli astronomi del Jet Propulsion Laboratory (JPL) del California Institute of Technology di Pasdena si sono dovuti arrendere all'evidenza: l'oggetto che la sonda New Horizon ha fotografato sulla superficie di Plutone risulta senza ombra di dubbio essere un monolite di origine artificiale. Troppo squadrati gli spigoli, troppo regolare la forma da far pensare che sia impossibile che si tratti di una roccia forgiata in modo peculiare dagli agenti cosmici. E poi, a rendere se possibile tutto ancora più complicato, ci sono anche gli strani segni sulla superficie levigata che, in base da quello che è emerso dagli ingrandimenti, ricordano da molto vicino la scrittura cuneiforme propria degli antichi Sumeri.
Date le implicazioni del caso, prima di diffondere la notizia, gli scienziati hanno eseguito tutte le verifiche per scongiurare possibili errori di interpretazione dei dati e per escludere eventuali difetti della sofisticata strumentazione in dotazione alla sonda New Horizon.
Le foto che mostrano il misterioso oggetto sono state scattate dalla sonda New Horizons durante il fliby del 14 luglio 2015 da una distanza di poco più di 12.000 km e da queste sono stati ricavati alcuni ingrandimenti che mostrano una misteriosa serie di caratteri cuneiformi incisi sulla superficie del monolite.
Per il momento è stata resa pubblica una sola unica foto che riportiamo in cima all'articolo. Il misterioso oggetto si troverebbe nella zona denominata Cthulhu Regio.

Particolare della zona Cthulhu Regio di Plutone

In base a complessi calcoli trigonometrici, le dimensioni del monolite sarebbero davvero impressionanti: 2.000 metri di altezza per circa 800 metri di larghezza.
Inoltre l'analisi spettroscopica eseguita dal Ralph/Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC) a bordo della sonda, suggerisce che l'età sarebbe di circa 500.000 anni !
Come anticipato, le caratteristiche del monolite risultano troppo regolari per non pensare ad una origine artificiale. A tale proposito i ricercatori hanno addirittura affermato che: "la probabilità che questa struttura sia di origine naturale è pari a quella che una scimmia, alla quale abbiamo dato un gessetto ed una lavagna, disegni del tutto casualmente il teorema di Pitagora".
Ovviamente è ancora troppo presto per formulare qualsiasi ipotesi sull'origine e sullo scopo del misterioso monolite o su chi siano i suoi creatori, tuttavia la sua presenza su un corpo celeste alla periferia del Sistema Solare ed i caratteri cuneiformi identificati sulla sua superficie non possono non far pensare alle leggende su Nibiru e gli Annunaki...
Per chi volesse approfondire l'argomento, può trovare la notizia completa a questo indirizzo.

17/11/15


Poco dopo le 7:18 ora italiana (6:18 AM UTC) di venerdì 13 novembre 2015, il misterioso oggetto spaziale denominato WT1190F è rientrato nell'atmosfera e come previsto è caduto nell'Oceano Indiano, al largo della punta meridionale dello Sri Lanka. L'oggetto, molto probabilmente un detrito spaziale di origine artificiale risalente a qualche precedente missione lunare o interplanetaria, è bruciato al rientro nell'atmosfera e non costituiva alcuna minaccia per nessuno sulla Terra a causa della sua bassa densità e delle sue piccole dimensioni (1 o 2 metri).


L'oggetto è stato individuato il 3 ottobre 2015, quando ancora si trovava su un'orbita ellittica allungata intorno alla Terra. A rilevarlo è stato il Catalina Sky Survey (CSS), uno dei progetti di ricerca degli asteroidi finanziato dalla NASA, che si trova vicino a Tucson ed è gestito dall'Università dell'Arizona. La responsabilità principale per il monitoraggio è competenza dello U.S. Air Force Space Command, tuttavia in questo caso la NASA era direttamente interessata perché la traiettoria finale con la quale l'oggetto stava entrando nell'atmosfera terrestre aveva un angolo che è tipico di un asteroide dello spazio interplanetario piuttosto che di un detrito spaziale in orbita intorno alla Terra. Questo evento pertanto è stato una buona occasione per testare alcune procedure che il Near-Earth Object Observations Program della NASA seguirebbe nel caso un piccolo asteroide si trovasse in rotta di collisione con la Terra. Tali procedure comprendono il rilevamento e il monitoraggio dell'oggetto, la determinazione dei suoi parametri fisici, il calcolo della sua traiettoria tramite modelli matematici ad alta precisione e la comunicazione di queste previsioni accurate a tutti gli scienziati che desiderano osservarne l'ingresso nell'atmosfera terrestre.
Ma cos'era WT1190F ?
Secondo Jonathan McDowell dello Smithsonian Institute di Cambridge poteva trattarsi di un frammento di un razzo diretto verso la Luna di una recente missione, o addirittura di una parte dello storico modulo lunare dell’Apollo 10.

17.11.15 No comments » by Admin
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16/10/15

La misteriosa stella KIC 8462852

Un gruppo di astronomi statunitensi ha individuato strani flussi di materia nell'orbita di una stella, che potrebbero essere il risultato di un'attività extraterrestre.
La stella che ha attirato l'attenzione degli scienziati è stata catalogata con il nome “KIC 8462852” dal Telescopio Spaziale Kepler e si trova nell’emisfero settentrionale tra le costellazioni del Cigno e della Lira. 
Gli astronomi sono rimasti sorpresi dalla natura della luce prodotta dalla stella ed hanno scoperto che è circondata da uno sciame confuso di polveri e detriti cosmici. Si tratta di un fenomeno comune nelle stelle giovani, tuttavia questa stella risulta abbastanza matura. Tabetha Boyajian, astronoma della Yale University, Stati Uniti d'America, dice che gli scienziati "non avevano mai visto niente di simile."

KIC 8462852 si trova tra le costellazioni del Cigno e della Lira

La luce emessa da KIC 8462852 mostra infatti una particolare intermittenza con variazioni irregolari nel tempo e nella quantità che possono arrivare ad una diminuzione della luminosità anche del 22%.
L'ipotesi sull'origine della strana luce emessa dalla misteriosa stella includono: la possibilità di un difetto degli strumenti di misurazione, uno sciame di comete, oppure il risultato di un impatto su scala planetaria. 
Tuttavia secondo il portale The Atlantic, Jason Wright, un astronomo della Pennsylvania State University, offre un'altra interpretazione: "La vita extraterrestre dovrebbe essere l'ultima ipotesi da prendere in considerazione, ma quello che vediamo sembra essere proprio il prodotto di una civiltà aliena".


Fonte: RT

10/10/15

Un disegno del "microsatellite" che vogliono costruire i ricercatori russi

Un gruppo di ricercatori scettici russi vuole risolvere una controversia che dura da decenni: gli astronauti americani sono davvero andati sulla Luna ? Grazie ad un investimento collettivo i ricercatori costruiranno il “più piccolo e meno costoso possibile” satellite artificiale per scoprire le tracce dell’atterraggio sulla Luna.
Questo gruppo di ricercatori russi infatti ha lanciato con successo una campagna di finanziamento collettivo, al fine di accertare se gli astronauti americani sono effettivamente stati sulla Luna. Il progetto ha già raggiunto il suo obiettivo di raccogliere 800.000 rubli (circa 13.000 dollari) per costruire un "microsatellite" con telecamera ad alta definizione in grado di essere inviato a fotografare la superficie della Luna.
“Tutti le prove dei viaggi sulla Luna sono state presentate dall'agenzia spaziale americana, la NASA, e nessuno può verificarle”, spiegano gli autori del progetto. Così vogliono costruire il "più piccolo e meno costoso possibile" satellite per fotografare i luoghi dove sono atterrati i lander delle missioni Apollo ed il sovietico Rover.
In meno di dieci giorni dall'inizio della campagna su Internet, al progetto sono stati donati più di 1.100.000 rubli (circa 20.000 dollari).


Fonte: RT

10.10.15 No comments » by Admin
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02/10/15

Marshenge, la Stonehenge di Marte

I cacciatori di UFO sostengono di aver fatto la scoperta più clamorosa di tutti i tempi su Marte, dopo aver individuato una "versione di Stonehenge" sul Pianeta Rosso.
A dispetto di tutti gli elementi di prova forniti dalla NASA, i cospirazionisti insistono che sul pianeta rosso è esistita in passato un'antica civiltà che è stata spazzata via da una guerra nucleare.
"Marshenge", come è stata prontamente battezzata questa ipotetica struttura, è solo l'ultima di una serie di cosiddette scoperte che annoverano strutture piramidali, “antiche statue” ed altre rovine di vario genere e che i ricercatori di alieni sostengono di aver individuato nelle immagini della superficie marziana scattate dalle sonde della NASA a partire dagli anni settanta.
Nessuna di queste scoperte però li ha entusiasmati più di questa nuova "struttura monolitica".
Infatti Scott C. Waring, autore del blog “UFO Sightings Daily”, afferma: "Si tratta di qualcosa di straordinario. E’ formato da due cerchi di pietre con un quadrato al centro."

Marshenge

Stonehenge

Egli ha anche affermato di aver scoperto strutture simili in altre immagini della NASA: "sono sempre a forma di cerchio, a volte sono formate da grandi rocce, a volte da rocce più piccole, ma sorgono sempre su piccole colline".
Da parte sua invece, lo youtuber Mister Enigma ha definito questa scoperta “pazzesca”.
In un video su Marshenge, pubblicato su YouTube, egli ha definito questa struttura: "una piattaforma perfettamente circolare con uno strano gruppo di pietre che emergono da essa".
"Sembra stranamente simile al sito che qui sulla Terra si trova a Amesbury, nel Wiltshire, noto come Stonehenge”, ha aggiunto.


Queste le dichiarazioni sensazionalistiche dei “cacciatori di alieni”. 
In realtà si tratta dell'immagine di alcune formazioni rocciose riprese sul pianeta rosso da HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment), la fotocamera installata a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter. La foto non è proprio recentissima poiché risale al 24 settembre del 2012 e solo recentemente è diventata famosa dopo la pubblicazione sul canale YouTube di Mister Enigma e sul blog di Scott C. Waring, che, a onor della cronaca, non sono esattamente il massimo dell'affidabilità.
L'immagine originale, catturata nella zona di Nilosyrtis Mensae, mostra una zona di rocce sedimentarie con processi di stratificazione. Inserita in questo contesto c'è effettivamente una formazione rocciosa che si scorge dall'alto, sopra un promontorio dalla forma circolare.

L'immagine originale, frame ESP_036684_2085

Come si può notare, si tratta di una formazione veramente curiosa.
Di seguito si può vedere l'estratto dell’immagine della zona in questione, come appare senza essere ingrandita e migliorata nel contrasto.

L'immagine originale in scala di grigi

Per dimostrare la sua presunta origine artificiale, Waring ha provato a sostenere che le pietre sono messe in una posizione non casuale, disegnando un quadrato dentro un cerchio. In realtà il disegno è una forzatura, dato che i punti di riferimento non sono univoci.

La disposizione delle pietre secondo Scott Waring

In definitiva, oltre a prendere in considerazione il classico fenomeno della pareidolia, si deve tenere conto che tali cerchi di pietra possano formarsi anche a causa di processi naturali, simili a quelli osservati anche qui sulla Terra, come il ciclo di congelamento-scongelamento del permafrost, capace di posizionare le pietre in configurazioni circolari e poligonali sui pendii più bassi.

30/09/15

La clamorosa scoperta della presenza di acqua su Marte

E' ufficiale: la NASA ha scoperto le prove dell’esistenza di ruscelli d'acqua stagionali su Marte. La comunità astronomica è esaltata, la comunità geologica è esaltata... e si può o meno essere esaltati, il che è perfettamente comprensibile.
Ma ecco i cinque motivi per cui si lo si dovrebbe essere:

1. Potrebbe indicare realmente che un tempo la vita era presente su Marte.

La questione se c'è vita su Marte ha affascinato gli scienziati sin dal XIX secolo, ma la catena dell'evoluzione sulla Terra è dipesa dall'acqua, qualcosa che su Marte sembrava mancare. Ora che sappiamo per certo che l'acqua marziana esiste, il passo logico successivo è verificare l’esistenza di eventuali microbi.

2. L’esistenza della vita nel passato di Marte potrebbe avere enormi implicazioni per la vita sul nostro pianeta.

Marte è vecchio 4,5 miliardi di anni, quindi non è escluso che non più tardi di qualche centinaio di milioni di anni fa fosse brulicante di vita. Se scopriamo che Marte una volta ha ospitato un ecosistema planetario complesso, capire come può averlo perso potrebbe aiutare ad evitare che la Terra subisca la stessa sorte.
Inoltre: esiste una scuola di pensiero che afferma che i primi microbi terrestri potrebbero essere arrivati da Marte, e uno sguardo dettagliato ad eventuali organismi marziani (viventi o fossili) potrebbe aiutare a rispondere a questa domanda.

3. Ci ricorda che il modello del "pianeta secco" dell'universo non è aggiornato.

Nella seconda metà dell’ottocento, gli astronomi Giovanni Schiaparelli e Percival Lowell avevano osservato quelli che ritenevano essere canali artificiali sulla superficie di Marte e che secondo le loro ipotesi erano la prova dell’esistenza di una civiltà avanzata sul pianeta rosso.
L’idea che Marte fosse un pianeta misterioso e potenzialmente brulicante di vita era ancora abbastanza in voga nel 1964, quando andava in onda negli Stati Uniti la seconda stagione di "My Favorite Martian" ("Il mio amico marziano"), e nella prima stesura di Star Trek il signor Spock era descritto come “probabilmente mezzo marziano".
Questa ipotesi era stata definitivamente accantonata nel 1976, quando il lander Viking 1 aveva inviato le foto di un arido deserto roccioso ed aveva suggerito che tutto l’universo era in gran parte costituito da rocce aride e senza vita.
Adesso però sembra che Marte non sia proprio del tutto arido e pertanto potrebbe essere anche non privo di vita.

4. Se l’acqua è comune nell'universo, allora di conseguenza potrebbe esserlo anche la vita.

Nelle variabili dell'equazione di Drake, ci si riferisce al numero medio di pianeti abitabili per stella. La nostra definizione di "abitabile" è soggetta a modifiche, tuttavia l'acqua è sempre stata storicamente un componente chiave di tale definizione. La presenza di acqua sulla Terra e su Marte, suggerisce che l’acqua e, di conseguenza, la vita potrebbero essere molto più comuni di quanto inizialmente si pensasse.


5. Ci ricorda che in realtà non sappiamo molto dell'universo.

Al di fuori della Terra (che ha ancora un sacco di segreti), non c'è nessun pianeta che conosciamo meglio di Marte. Abbiamo speso più di mezzo secolo per mappare la sua superficie in dettaglio, analizzare migliaia campioni chimici, e così via, ed abbiamo scoperto solo adesso che ha flussi di acqua salata stagionali. Quindi, quanto sappiamo realmente del resto del sistema solare, ancora prima che dell'universo nel suo insieme?

27/06/15

La roccia piramidale fotografata dal rover Curiosity su Marte

Una foto scattata dal Mars Curiosity Rover nel mese di maggio 2015 mostra quella che sembra essere una piccola piramide sulla superficie del pianeta. Questa non è la prima piramide trovata su Marte e si unisce ad un crescente elenco di piramidi trovate su altri corpi celesti oltre la Terra. Sono in qualche modo collegate alle nostre piramidi?
La foto è stata scattata nella zona Sol 978 del Jocko Chute, un nomignolo utilizzato dalla NASA per indicare il passaggio a sella ad ovest della regione Jocko Butte. Si stima che la piramide sia alta circa un metro e mezzo, di conseguenza gli ipotetici costruttori erano di piccola statura, oppure era un modello per una struttura più grande o infine è la cima di una piramide che è sepolta sotto il suolo marziano (Nota: tralasciando ovviamente la spiegazione più semplice: si tratta di una roccia a forma piramidale).

Immagine del Jocko Chute su Marte, la piramide si trova in alto a destra

Diverse piramidi (o rocce a forma di piramide per gli scettici) sono state trovate su Marte nel corso degli anni. Le prime piramidi significative sono state scoperte l'8 febbraio 1972 dalla sonda Mariner 9 in una zona chiamata Elysium Planitia. Nel 1976, i veicoli spaziali Viking 1 e Viking 2 tornarono a fotografare meglio queste piramidi e ne trovarono altre nella zona conosciuta come Cydonia Mensae, insieme al famoso volto gigante di Marte.

La celebre "faccia marziana" di Cydonia

E non sono solo su Marte. La scorsa settimana il veicolo spaziale Dawn ha inviato nuove immagini da Cerere compresa una foto di quella che sembra essere una gigantesca piramide sul pianeta nano.

La montagna a forma di piramide di Cerere ripresa dalla sonda Dawn

Nel mese di ottobre 2014, la sonda spaziale Rosetta ha inviato le immagini di una struttura piramidale sulla superficie della cometa 67P.

La montagna a forma di piramide sulla cometa 67P chiamata non a caso "Cheope"

Infine, nel mese di luglio 2014 sono state scoperte alcune immagini dell’asteroide 1999-RQ36, l'obiettivo di una prossima missione NASA che dovrebbe riportare sulla terra un campione di roccia di un asteroide, che mostrano la presenza di una struttura piramidale enorme se relazionata alle dimensioni dell’asteroide stesso.

La piramide dell'asteroide 1999-RQ36: si tratta di un fake

Abbiamo così quattro piramidi extraterrestri scoperte in meno di un anno, oltre a quelle già individuate su Marte e sulla Luna in una foto dell’Apollo 17.

La "piramide" fotografata dall'Apollo 17 in realtà è un pezzo del rover lunare

Fin qui quanto tradotto da Mysterious Universe.
Ma sono state effettivamente individuate tutte queste piramidi su altri pianeti?
Cerchiamo di capire come stanno effettivamente le cose.
Sulle piramidi e sulla faccia di Cydonia dovrebbe essere superfluo soffermarsi, poiché è ormai assodato che si trattava di un gioco di prospettive, luci ed ombre così come stabilito dalle missioni spaziali successive ai Viking 1 e 2. Per maggiori dettagli consiglio questo articolo di Universe Today in inglese e con un video esplicativo.
La piramide individuata grazie alla foto della missione Apollo 17 è una bufala conclamata, come viene dettagliatamente spiegato in questa discussione dell’ UFO - Mystery NetWork Forum.
Anche la piramide dell’asteroide 1999-RQ36 è un fake, come riportato in questa discussione del forum UFOonline.
La piramide fotografata dalla sonda Rosetta sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko è solo una roccia dalla forma piramidale, come descritto in questo articolo di Scienze Notizie.
La piramide immortalata dal Mars Curiosity Rover è anch'essa una roccia spigolosa come spiegato in questo articolo in inglese su  USA Today.
Infine, stesso identico discorso per il pianeta nano Cerere: nessuna struttura artificiale, ma una montagna a forma piramidale, come riportato su MeteoWeb.
Ne segue che, almeno per il momento, non è stata scoperta nessuna piramide artificiale al di fuori del nostro pianeta.   

03/06/15

Le misteriose "lagune blu" nella regione Arabia Terra di Marte

L'Agenzia Spaziale Europea ha pubblicato alcune immagini della regione Arabia Terra su Marte, dove si osservano delle misteriose “macchie” blu che possono sembrare acqua. Tuttavia, gli scienziati hanno fornito una spiegazione per questo curioso fenomeno.
L'immagine, catturata dal Mars Express Orbiter, mostra due crateri su Marte che danno l'impressione di avere specchi d'acqua sul fondo. Tuttavia, l'Agenzia spaziale europea (ESA) ha spiegato che le misteriose “lagune” non sono altro che un'illusione ottica. In realtà, si tratta di sedimenti che si sono accumulati nel tempo e sono più scuri del resto della sabbia che li circonda.

Le "lagune blu" di Marte non sono altro che depositi di polvere vulcanica trasportata dal vento

Così come avviene sulla Terra, i venti nel corso del tempo possono cambiare la forma di vari oggetti nell'ambiente per formare, ad esempio, rocce levigate e dune ondeggianti. Ma su Marte questi venti possono raggiungere i 100 chilometri all'ora e creare gigantesche tempeste di sabbia che possono durare per giorni o addirittura settimane.
In questo modo, i forti venti hanno creato un accumulo di particelle di roccia vulcanica che, nella foto della regione di Arabia Terra, possono appunto sembrare lagune.

Fonte: RT

16/05/15

Il tramonto del Sole su Marte come lo vedrebbe l'occhio umano

Il team del Curiosity Rover della NASA ha registrato una splendida sequenza del tramonto su Marte.
Le immagini, scattate dal rover sul Gale Crater, sono del 15 aprile 2015, più di novecento giorni dopo l’inizio della missione sul pianeta rosso, e sono state pubblicate dalla NASA l’11 maggio 2015.


Questo è il primo tramonto che presenta dei colori “molto simili a quelli che vedrebbe l’occhio umano, anche se in realtà è presente una maggiore componente di luce blu“, riporta la NASA.
“Questo accade perché la polvere nell'atmosfera marziana ha particelle fini che permettono alla luce blu di penetrare l'atmosfera in maniera superiore rispetto a quella dei colori di lunghezza d'onda maggiore", ha detto l'agenzia spaziale statunitense.
Il Curiosity Rover è atterrato su Marte il 6 agosto 2012 e lo scopo della sua missione è condurre una ricerca sull'ambiente del pianeta.

Fonte: La Gran Epoca

10/05/15

Il "calamaro-robot" della NASA cercherà la vita extraterrestre

La NASA ha presentato il suo progetto di “calamaro-robot”, un nuovo prototipo che, secondo le aspettative, sarebbe in grado di rilevare tracce di vita aliena. Questo robot, dal guscio soffice e flessibile, è stato sviluppato per esplorare gli oceani sotterranei su corpi celesti come Europa, una delle lune di Giove.
Questo esploratore spaziale robotico assomiglierebbe ad un calamaro e sarebbe dotato di una antenna corta sul dorso in grado di raccogliere energia dalla variazione dei campi magnetici dei luoghi in cui si trova.
L’insolito robot fa parte di un gruppo di 15 proposte selezionate nella prima fase di studio del programma Innovative Advanced Concepts della NASA (NIAC, per il suo acronimo in inglese), un progetto che mira a trasformare la fantascienza in realtà scientifica attraverso lo sviluppo di tecnologie d'avanguardia.
"Le recenti selezioni includono una serie di idee interessanti," afferma Steve Jurczyk, amministratore associato dell'agenzia spaziale statunitense.
L'obiettivo è quello di consentire l'esplorazione delle lune dotate di oceani dei pianeti giganti gassosi, come Europa.  "Proponiamo un progetto per l’esplorazione automatica di Europa e di altri ambienti planetari in cui la robotica morbida può permette la ricerca scientifica o per missioni in cui non può essere utilizzata l'energia solare o nucleare" ha dichiarato Mason Peck, che ha sviluppato il progetto della Cornell University.
“Questo rover si presenta con l’aspetto di un calamaro provvisto di strutture simili a tentacoli il cui scopo è quello di raccogliere energia dai campi magnetici del luogo in cui si trovano e di utilizzarla come mezzo di propulsione ispirandosi alla biologia”, spiega Peck.
Secondo lo scienziato, "questo studio dovrà valutare la possibilità che qualsiasi forma di vita su Europa può essere alimentata da energia elettromagnetica, con implicazioni uniche per l’astrobiologia".

Fonte: RT

30/04/15

La sonda New Horizons diretta verso Plutone

Alla sonda spaziale New Horizons mancano ancora più di due mesi per raggiungere Plutone, ma è abbastanza vicina per riprendere alcuni dettagli del pianeta nano e di una delle sue lune. Durante l'ultimo briefing sullo stato di avanzamento della missione, la NASA ha pubblicato una serie di immagini GIF realizzate con le più recenti foto di Plutone scattate da New Horizons.
In esse si vedono Plutone e Caronte, la sua luna più grande, che orbitano attorno al loro comune centro di massa. Le immagini, riprese ad una distanza di 113 milioni chilometri mostrano un'orbita completa in un periodo di sei giorni e mezzo tra il 12 aprile e il 18 aprile.

Una rivoluzione orbitale completa di Plutone e Caronte

La risoluzione è ancora molto inferiore a quella che la NASA si aspetta quando la sonda raggiungerà Plutone, ma la qualità delle immagini è già superiore a quelle catturate dal telescopio spaziale Hubble. Inoltre stanno già rivelando le prime informazioni sul pianeta nano: gli scienziati della NASA ritengono infatti che punti luminosi che si vedono sul polo di Plutone indicano la presenza di una calotta polare formata probabilmente da azoto ghiacciato.

La macchia bianca luminosa sul polo di Plutone potrebbe essere una calotta ghiacciata

"Questo è solo l'inizio" ha detto Alan Stern, il ricercatore principale del team New Horizons. Quando la sonda raggiungerà Plutone in luglio, ha affermato che le immagini saranno "migliaia di volte meglio".
Non male per un veicolo spaziale alimentato dallo stesso chip utilizzato nella PlayStation originale.

Fonte: The Verge

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